UIL: TRA 2011-2015 11MILA INTERVENTI DI POLITICA ATTIVA

punti apici 13.05.2017 ore 11:58
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AGR Nel quinquennio 2011-2015 i beneficiari di interventi di politica attiva e, più precisamente, coloro che, attraverso incentivi all’occupazione, hanno visto uno sbocco occupazionale, in Basilicata sono stati 10.954 con una punta minima di 9.607 nel 2014 ed una massima di 13.734 nel 2015. E’ quanto si rileva da uno studio della Uil che sottolinea come il campo temporale di osservazione che va dal 2011 al 2015 (ultimo anno osservabile attraverso i dati dell’“Osservatorio sulle politiche occupazionali e del lavoro” dell’Inps) è un lasso temporale importante dal punto di vista statistico, poiché racchiude anni di acuta crisi del nostro sistema produttivo ed occupazionale. Nel dettaglio oltre 11mila beneficiari hanno goduto di incentivi all’occupazione a tempo indeterminato e circa 2mila di incentivi per cosiddetti contratti a causa mista. A livello territoriale la media dei beneficiari nel quinquennio registra 6.931 unità in provincia di Potenza e 4.023 in quella di Matera.

Ogni anno – spiega Carmine Vaccaro, segretario regionale della Uil - si spendono molte risorse pubbliche nazionali per interventi volti ad “incentivare” l’inclusione ed il mantenimento dell’occupazione. Ma è giunto il momento di fare un’analisi attenta e profonda e valutare se e quanto questa importante gamba del nostro mercato del lavoro, vale a dire il “sistema di politiche attive”, sia realmente efficace per arrivare ad un obiettivo fondamentale: alzare quantitativamente e qualitativamente il livello di occupazione. In sostanza, ci si deve chiedere, alla luce dei profondi cambiamenti che caratterizzano il nostro sistema normativo sul e per il lavoro, se si stia completando quel percorso di riforma in cui, alla riduzione del sistema di tutele avvenuto a seguito delle modifiche al regime sanzionatorio dei licenziamenti e alla rivisitazione degli ammortizzatori sociali, corrisponda un aumento dell’inclusività delle persone e di maggior “sicurezza” nelle fasi di transizione tra un posto di lavoro, garantendo, così che le stesse non vengano lasciate sole. Quindi, politiche attive significa avere, certamente, una rete diffusa e specializzata che prenda in carico le persone più fragili ma, anche, dotarsi di una forte strumentazione che incentivi le imprese ad assumere.

Un dato emblematico di sintesi che emerge dallo studio è la percentuale dei beneficiari di misure incentivate di politica attiva 2015 rispetto alla forza lavoro, pari al 5,8% (circa 1,5 milioni di beneficiari) su una spesa per incentivi nazionali pari ad oltre 5,1 miliardi di euro nel 2015. Ampliando la platea di riferimento anche agli inattivi per “scoraggiamento” (1,9 milioni nel 2015), l’incidenza scende al 5,4%.

Nel quadriennio 2014-2017 la spesa (sia con risorse nazionali che europee) è stata pari a circa 28 miliardi di euro con una media annua di circa 7 miliardi di euro.

I dati, inoltre, dimostrano come più la misura di politica attiva è incentivante in termini di abbattimento del costo del lavoro, maggiore è la propensione ad un suo utilizzo. Sembrerebbe un’affermazione lapalissiana, se non nascondesse uno dei fattori di input alla creazione di occupazione: la necessaria riduzione del cuneo fiscale e previdenziale.

Ne è un esempio il fatto che, nel corso del 2015, l’incentivo con la maggiore incidenza di beneficiari sia stato l’esonero contributivo totale e triennale (maxi decontribuzione), previsto dalla Legge di Stabilità 2015, così come, la constatazione, attraverso i dati, che negli anni precedenti l’introduzione di tale incentivo, la misura con la più alta incidenza di beneficiari coinvolti sia stata l’apprendistato che, tra tutti i rapporti di natura subordinata è, da sempre, quello più vantaggioso da un punto di vista economico, per le aziende.

Dall’analisi delle misure che nel corso del 2015 hanno registrato il più alto numero di beneficiari troviamo: l’esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato (circa 653 mila beneficiari), l’apprendistato (circa 411 mila beneficiari), gli incentivi connessi alle assunzioni agevolate di disoccupati o beneficiari di CIGS da almeno 24 mesi (oltre 219 mila), gli incentivi per le trasformazioni a tempo indeterminato di contratti di apprendistato (circa 75 mila) e gli incentivi per le assunzioni agevolate di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità (oltre 42 mila beneficiari).

Dall’elaborazione dei dati sia per fasce di età che per “macro categorie di incentivi” (contratti a causa mista, incentivi all’occupazione a tempo indeterminato, incentivi alla stabilizzazione dei posti di lavoro, incentivi alla conservazione dei posti di lavoro, incentivi all’integrazione dei disabili) emerge come, nel corso del quinquennio considerato (2011-2015), la tipologia di intervento “contratti a causa mista”, per sua natura diretta ai giovani tra i 15 e 29 anni, abbia registrato l’incidenza più alta nella fascia dei giovanissimi (fino a 24 anni), seppur durante il quinquennio considerato abbia subito una costante flessione di beneficiari (passando da un’incidenza del 55,9% nel 2011 al 47,2% del 2015). L’incidenza dei beneficiari di “incentivi volti all’assunzione a tempo indeterminato”, si concentra per tutto il quinquennio nella fascia 30-44 anni con un’incidenza, nel 2015, del 34,1% rispetto al totale annuale dei beneficiari e del 44,1% rispetto al totale nazionale dei beneficiari interessati da tale incentivo. Tale fascia di età caratterizza anche gli “incentivi a tempo determinato” che, nel 2015, interessano il 41% dei beneficiari interessati da tale misura. Gli “incentivi alla stabilizzazione dei posti di lavoro”, invece, rappresentano maggiormente la fascia di età 25-29 anni (nel 2015 l’incidenza è stata del 43,4%).

In questo percorso di rinnovamento, molta enfasi e aspettative sono state riposte nella riforma delle politiche attive il cui perno è l’efficientamento dei servizi per l’impiego.

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