QUALITÀ DELL’AMBIENTE IN BASILICATA, INTERVENTO ASSESSORE MANCUSI

punti apici 12.08.2011 ore 11:28

Si deve tenere alta la capacità tecnica di “lettura” degli impatti ambientali rafforzando le funzioni di controllo tecnico e le tecnologie di monitoraggio e analisi delle matrici ambientali

AGR
AGR “Sono giorni in cui il clima e una certa mollezza del corpo indurrebbero al silenzio, ma per responsabilità istituzionale oltre che per convinzione profonda, mi sta più a cuore qualche riflessione sul tema della qualità dell’ambiente nella nostra Basilicata. E’ una categoria, quella della qualità dell’ambiente, che attiene alle questioni non negoziabili, rispetto alle quali non contano appartenenze o sensibilità personali. Non c’è attività industriale, idea di sviluppo, strategia di uso territoriale che potrà, mai in nessun momento, condizionare al ribasso gli obiettivi di elevata tutela ambientale che perseguo nella azione politica quotidiana. Non c’è contratto, memorandum, compensazione che sia solo ipotizzabile come accettabile, ove questo comporti un peggioramento della qualità del contesto ambientale, della salute e della vita delle persone. In che modo è possibile tutto ciò? Con poche, semplici regole. E cioè: tenere sempre alta la nostra capacità tecnica di “lettura” degli impatti ambientali su scala regionale, rafforzando sia le funzioni di controllo tecnico, sia le tecnologie di monitoraggio e analisi di tutte le matrici ambientali. Forte coinvolgimento delle istituzioni locali nel governo delle questioni ambientali e realizzazione di strumentazioni di governance ambientale innovativa. E’ esattamente quello che abbiamo fatto in Val D’Agri e faremo a breve in altri contesti critici come il Melfese. In Val D’Agri, voglio ricordarlo, abbiamo innalzato di molto la nostra capacità di governo ambientale con la D.G.R. 627/2011 imponendo, tra l’altro, la realizzazione di Stazioni di biomonitoraggio (bioindicatori e biosensori) per la verifica del livello di criticità ecologica derivante dal contributo degli impianti dell’insediamento e il monitoraggio dello stato degli ecosistemi: microclima, suolo e sottosuolo, ambiente idrico superficiale e sotterraneo, morfolgie naturaliformi, vegetazione con studio fitosociologico, flora e fauna. Non va poi sottovalutata la raccolta dati da stazioni di rilevamento della sismicità naturale e/o indotta nell’area del giacimento insieme con l’installazione di 4 centraline multiparametriche di monitoraggio della qualità dell’aria realizzate da Eni ma gestite direttamente da Arpab, in uno con la stipula di un protocollo operativo tra l’Agenzia regionale di protezione ambiente, il Comune di Viggiano e la Società ENI SpA che mette in condizione Arpab di effettuare un controllo pressoché continuo della qualità delle matrici ambientali. A tutto ciò va aggiunta la realizzazione di una centralina di monitoraggio del rumore, una centralina meteo ed un sistema di trasmissione dati con il monitoraggio delle emissioni odorigene in una fascia di almeno 13 chilometri per otto circostante l’area del Centro Oli di Viggiano. Tutto ciò è finanziato da ENI ed affidato in gestione ad Arpab che a breve sarà in grado di fornire i dati in maniera continua anche al Dipartimento e all’Osservatorio Ambientale, oltre che alle istituzioni locali. Il risultato non è frutto di defatiganti accordi negoziali con la controparte, come a volte avvenuto in passato in altri contesti. E’ stato semplicemente imposto ad Eni, con i poteri prescrittivi che la legge ci assegna. Il recente episodio di presunta contaminazione della falda evidenziato da Arpab, con avvio da parte del Dipartimento Ambiente delle procedure di legge e su cui sono in corso gli accertamenti tecnici da parte di Arpab, è stato reso possibile proprio dalla realizzazione del nuovo modello di verifica ambientale dell’area, definito dalla Regione, che ha portato alla realizzazione nel maggio di quest’anno di 4 pozzi piezometrici intorno al centro olio proprio per monitorare in continuo la matrice acqua di falda. Non per ascrivere a me stesso meriti particolari, ma come attestazione della cultura dell’obiettivo e della concretezza che mi anima, va ricordato che nel marzo di quest’anno è stato realizzato, dopo 13 anni, l’Osservatorio Ambientale della Val D’Agri i cui organi sono stati insediati di recente e che sta avviando le sue attività istituzionali e che va considerato come un grande strumento di corretta informazione ambientale a servizio del territorio. Nelle prossime settimane porteremo in approvazione il Piano di Azione della qualità dell’aria della Val D’Agri che avrà valenza di codice normativo dei livelli di qualità ammissibili dei principali inquinanti, codificando le azioni previste nei casi di superamento delle soglie, compreso le riduzioni ovvero l’arresto delle produzioni. Concludo con la considerazione sulla indispensabilità che le istituzioni locali, su impulso della Regione e con le nostre Province che hanno come noto forte sensibilità sul tema, diventino realmente protagoniste non solo dei processi di controllo e verifica ma anche delle politiche ambientali dei propri territori, attraverso l’utilizzo dei moderni sistemi di gestione di tipo volontario, quali EMAS, che consente di autodefinire gli obiettivi di qualità ambientale di un territorio. Non con chiacchiere, ma con numeri misurabili e certificabili. Le politiche dei paesi occidentali ad economia avanzata dovranno affrontare e risolvere, nei prossimi anni, il problema dei problemi: come recuperare competitività rispetto al lontano Oriente, tenendo insieme sviluppo, ambiente e coesione sociale? E’ esattamente il nostro tema. La nostra piccola, splendida Basilicata dovrà risolvere lo stesso trinomio, che mi piace così riordinare: ambiente, sviluppo e coesione sociale. Non ho dubbi che ce la faremo, se sapremo essere uniti nell’obiettivo, superando approcci ideologici, no aprioristici come pure sì incondizionati, utilizzando quel mix di impegno, intelligenza, caparbietà, competenza che a noi lucani viene comunemente riconosciuto”.

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