Così come esiste un’altra Basilicata all’estero, esiste “L’Altra Satriano di Lucania” sparsa per il mondo e, nella fattispecie, in Sudamerica, nel Paese che accolse anche l’Eroe dei due mondi: l’Uruguay con la sua capitale, Montevideo. “L’Altra Satriano di Lucania” è il titolo del libro pubblicato dalla “Rce Multimedia” che sarà presentato, domenica 21 marzo, alle ore 18.00, presso la Sala consiliare del Comune di Satriano di Lucania. L’autrice, Maricarmen Pascale, è nata a Montevideo, discendente diretta di emigranti italiani, provenienti dal paese del Melandro, in provincia di Potenza. I suoi genitori, Rocco Pascale e Assunta Pascale si sono sposati a Satriano nel giugno del 1950 e sono arrivati in Uruguay in periodi diversi, prima Rocco nel settembre dello stesso anno e, successivamente, Assunta, nel dicembre del 1952. Dei nonni paterni, Carmime Pascale e Maria Atonia Pascale, soltanto Carmine si è stabilito a Montevideo nel 1924. I nonni materni, Rocco Antonio Pascale e Maria Santina Carneo, sono arrivati in Uruguay nel 1955 insieme con il loro figlio Pietro, che aveva dieci anni, mentre Gesù, il figlio primogenito, era arrivato a Montevideo nel 1951. Maricarmen si è laureata in Legge presso la Facoltà di Diritto e Scienze Sociali dell’Università della Repubblica Orientale dell’Uruguay nel 1987 ed ha seguito i corsi di specializzazione in informatica giuridica presso le Università di Firenze e di Roma. “L’albero senza radici non può affrontare nessuna tempesta”: questa la convinzione alla base del lavoro di Maricarmen Pascale che prende spunto dal Canzoniere popolare Larbanois-Carrero, per portare a termine la sua preziosa opera, anche grazie al lodevole contributo di tanti protagonisti, opera ricca di foto, di dati e di idee che arricchiscono un progetto complesso e completo il cui primo risultato è, appunto, la realizzazione del libro. Come fatto rilevare dalla Commissione regionale dei Lucani all’estero, Bacone scriveva che “chi ricerca ha diritto alla parola”. Pertanto, la ricostruzione dei percorsi di vita, delle storie dell’emigrazione di una famiglia di Satriano di Lucania contribuisce in maniera determinante alla valorizzazione della memoria ed alla sua corretta fruizione. Il libro è da annoverare tra i nobili tentativi di dare vigore alla Storia in quanto irrinunciabile strumento per confutare la pratica, purtroppo corrente e propria di chi vive sempre di fretta con la risultante di rimuovere il passato, pensando solo e sempre al quotidiano. Maricarmen Pascale concorre, quindi, alla riaffermazione dei valori del vissuto e dell’esperienza, sicuramente non alieni dalle necessità contingenti della vita di tutti i giorni, ma con la padronanza e la capacità di dare a quest’ultima un senso senz’altro più compiuto. I satrianesi che emigrarono nel dopoguerra “giunti in Uruguay per rifarsi una vita, ebbero la fortuna di ritrovare a Montevideo l’amabilità della propria gente e una terra generosa, che hanno eletto come seconda patria”. Nel libro, l’autrice evoca la situazione del paese di partenza, i sentimenti, le senzazioni, le emozioni fissate nella memoria dei suoi genitori che, giunti in Sudamerica, provarono a ricostruire abitudini e tradizioni di “una terra che eterna vivrà nel cuore e nell’anima di chi vi affonda le proprie radici”. Dopo il prologo e la presentazione, il testo offre uno spaccato sulla popolazione di Satriano, non omettendo di darne le coordinate sia geografiche che demografiche. Maricarmen Pascale passa, dunque, nel suo percorso letterario, alle abitudini ed alle tradizioni, fatte di credenze, ma anche di sapori. Di qui le feste religiose, il Carnevale, la Pasqua, con il tocco quasi magico di un paese vissuto attraverso la poesia, e non solo, ripresi, infatti, i proverbi dialettali ed il ricco folklore. Si giunge, quindi, alla migrazione ed alle sue varie manifestazioni: umorali e recondite, custodite gelosamente nell’animo, ma anche esternate attraverso la comunicazione epistolare, la corrispondenza quale presa di coscienza dell’importanza di informare e di sapere per giammai dimenticare. Ed ecco la Satriano dei nostri giorni vista attraverso gli occhi di una sua figlia dell’emigrazione. I suoi murales, il profumo dei suoi vicoli, l’odore della sua arte culinaria. Un libro che è giusto immaginare uscito “dai bauli e dalle valige, insieme con le illusioni e le speranze nel mentre si attraversava l’Atlantico”. Un libro sì di ricordi, ma anche e, forse soprattutto, di insegnamenti tratti da rimembranze e momenti illuminati di vita vissuta.