“Invito a leggere – dice Gianni Rosa – l’autopresentazione di Sviluppo Basilicata SpA nel suo sito, dove si avvisa che dal 23 novembre 2009 è diventata ‘società in House’ della Regione Basilicata, tradotto in linguaggio comprensibile ai cittadini e, soprattutto, adeguato alla cruda realtà significa ennesimo carrozzone pubblico para regionale, atto a sciupare danaro e risorse a spese dei contribuenti e per assumere con logiche di filiera amici degli amici. La Regione Basilicata – specifica il consigliere – ha rilevato l’intero pacchetto azionario e assegnato, cito testualmente dal sito ‘la missione di operare quale Società finanziaria regionale a sostegno dello sviluppo, della ricerca e della competitività del territorio della regione Basilicata’.
“Invece – è l’interrogativo di Rosa – cosa fa il gioiello dei servizi alle imprese Sviluppo Italia Basilicata Spa? ricorre contro la Commissione europea che aveva ridotto l’importo del contributo concesso nel quadro della sovvenzione globale per la Regione Basilicata di 4.554. 108,91 euro disposto il recupero di un importo pari a 3. 434. 108,91 euro, si fa condannare dalla Corte europea il 25 marzo 2010 nella causa Causa C-414/08 P a restituire la somma, più spese legali, per l’incapacità manifesta di utilizzare in maniera corretta e secondo normativa europea i fondi Fers, avvenuta per decisione della Commissione il 20 aprile 2006 ‘relativa alla riduzione del contributo del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) a favore della sovvenzione globale per la realizzazione di misure di incentivazione alle piccole e medie imprese operanti nella regione Basilicata in Italia’. Tutto questo ovviamente – sottolinea Rosa – nel silenzio della Giunta regionale e della sua maggioranza, incuranti del danno economico, dell’incapacità manifestata dalla società e dal suo management di raggiungere gli obiettivi istituzionali. L’importante per il centrosinistra è che sia funzionale ai propri scopi di gestione del potere. Infatti – aggiunge – mentre Sviluppo Italia è condannata a restituire 3 milioni di euro, la dirigenza in questo Aprile assume con contratto interinale due unità senza nessun avviso pubblico per la selezione come previsto dall'articolo 18, secondo comma, Decreto legge n. 112 del 2008, convertito con Legge 6 agosto 2008, n. 133. Solita mancanza di trasparenza, incurante di norme pubbliche e della legislazione, per favorire i soliti ‘protetti’ di qualche ‘Barone’ della politica”.
“Per dovere di cronaca – afferma Rosa – l’omonima Lazio Service S.p.A, società in House della regione Lazio, recepisce tale normativa inserendola nel suo regolamento per il reclutamento del personale dipendente e il conferimento di collaborazioni esterne. Cito per dovere di precisione il comma 2, articolo 18 della legge n. 133 del 2008: ‘Le altre società a partecipazione pubblica totale o di controllo adottano, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale e per il conferimento degli incarichi nel rispetto dei principi, anche di derivazione comunitaria, di trasparenza, pubblicità e imparzialità’. Ma la Basilicata – conclude il consigliere del Pdl – non è la terra del diritto e della trasparenza, questa nomenklatura l’ha ridotta ad una società di vassalli, clientes e feudi elettorali”.