La “collettiva” raccoglie artisti importanti come Barry X Ball, Francesco Bocchini, Lawrence Carroll, Robert Gligorov, Sebastiano Mauri, Richard Nonas, David Rickard, Antonio Riello, Giovanni Rizzoli, Maria Teresa Sartori. Ma stavolta a Venezia c'è anche la firma di un artista lucano: Silvio Giordano. La Galleria Michela Rizzo ha inaugurato, nella cittadina lagunare, una mostra d'arte contemporanea «Latitudini|Longitudini». Un progetto curato da Martina Cavallarin. Una straordinaria mostra che ha sede nel palazzo Palumbo Fossati e che si chiuderà il prossimo 10 aprile.Un percorso artistico che spazia dalle sculture primordiali del newyorkese Richard Nonas alle forme del californiano Barry X Ball, ai volumi dell’australiano Lawrence Carroll. Passando per i segni concettuali della veneziana Maria Teresa Sartori, le opere di lamiera del romagnolo Francesco Bocchini, le creazioni ironiche del bassanese Antonio Riello e del macedone Robert Gligorov, le suggestioni del veneziano Giovanni Rizzoli.
Si intravede un percorso rituale e magico dinanzi agli idoli di Sebastiano Mauri, artista italo argentino, e altre emozioni sono suggerite dalle opere del neozelandese David Rickard. L'idea artistica del lucano Silvio Giordano non difetta di personalità e di originalità davanti ai “mostri sacri” dell'arte che lo accompagnano in questa mostra veneziana. Giordano propone le sue «anime di plastica» del video «Packaging's Life». Si cerca un orientamento in queste «Latitudini|Longitudini». Una ricerca che sembra catturare ossessioni e chiedere ad artisti e osservatori di trovare, pur dinanzi a esse, una possibilità di espressività, di comunicazione, di coesistenza. Un'arte che non nega il caos, ma non se ne lascia travolgere. Non se ne lascia sopraffare. Un equilibrio costruito attraverso un controllo creativo, fatto di emozioni, forme, segni, provocazioni. Ma comunque modulando linguaggi variabili, in un universo di continua ricerca, di esaltazione di differenze e distanze. Che scova ispirazioni, deliri, presenze, tensioni tra apparenze e sostanza, tra visibile e celato. Che sa declinare il linguaggio del sogno. Una grammatica che pare appartenere al genio artistico di Robert Gligorov, di cui Silvio Giordano è estimatore. Con Gligorov, Silvio Giordano, utilizzando la sua espressività che si nutre delle tecnologie audiovisive, ha collaborato nell’ultima edizione della Biennale di Venezia. Una ricerca, la sua, che spazia nell'universo in continua formazione/dissoluzione dell'arte visiva. Fra video, fotografia, installazione, scultura, performance. Forme, colori, luci che offrono rinnovata sembianza alla corporeità post-umana. Nel segno dell'ibridazione dei corpi contaminati dall'interpretazione artistica e da manipolazioni digitali. Dentro quelle forme c'è il racconto del mondo, così come lo vede e lo percepisce Giordano. Un racconto di dolori e di morte. E di scempi ambientali e di trasformazioni genetiche. Insomma, c'è il mondo e il nostro tempo che grida nell'opera di Silvio Giordano.
(A.S.-BAS01)