(ANSA) – POTENZA, 18 MAR – “L'hanno trovata nell'unico posto dove non l'abbiamo mai cercata”: c'é più di una punta di rammarico nelle parole dell'ex investigatore che, nel 1993 e negli anni successivi, fu impegnato nelle indagini sulla scomparsa di Elisa Claps, avvenuta proprio il 12 settembre di quell'anno e i cui resti sono stati trovati ieri, a Potenza. Affrontare gli aspetti di quell'indagine non è facile, neanche per chi in qualche modo vuole replicare a chi ha lasciato trasparire qualche critica alla prima fase delle indagini sulla sparizione della ragazza: “Perché non la cercammo proprio lì? Certo, oggi è facile dire che bisognava farlo, ma allora la canonica e la stessa chiesa non entrarono nel programma degli accertamenti perché andammo dietro a testimonianze sbagliate o depistaggi. Potrei anche dire – aggiunge l'ex agente – che non passammo al setaccio chiesa e canonica per troppo rispetto verso il parroco e verso l'istituzione, senza con questo voler attribuire alcuna responsabilità alla persona”. Il punto è questo: si partì da dove Elisa Claps era stata vista per l'ultima volta, cioé dalle vicinanze della sua abitazione. Infatti a lungo si cercò un'automobile sulla quale la ragazza – secondo qualcuno – poteva essere salita. Poi si indagò a fondo anche sui tifosi di una squadra di calcio che quel giorno erano a Potenza per sostenere i loro colori. Inoltre, la scomparsa di Elisa non fu affrontata subito con tutta la forza investigativa disponibile: si credette che si fosse trattato di uno dei soliti “allontanamenti volontari”, di quelli che si risolvono in un giorno o due: i ragazzi finiscono i soldi, si trovano soli, telefonano e tornano a casa. Purtroppo, Elisa non era andata via volontariamente. “Abbiamo cercato a fondo – riprende il racconto – in quello che allora era il cantiere della prima scala mobile di Potenza, dove Danilo Restivo disse di essersi ferito cadendo accidentalmente. Ma abbiamo fatto accertamenti approfonditi anche nel recinto del seminario minore, adiacente alla parte iniziale della scala mobile, e nello stesseo edificio. Non è mai emerso nulla, perché non c'era nulla”. Chiamato a dare un giudizio sulla base del ritrovamento di ieri, l'ex investigatore mostra il suo dispiacere: “Una storia così tragica poteva essere chiusa prima. Oggi è confortante che la famiglia abbia finalmente una tomba sulla quale portare dei fiori, ma quanto dolore per una verità che poteva essere trovata prima. E quanti dubbi – conclude – su un posto rimasto per 17 anni privo della visita di chiunque: ma è davvero possibile?”. (ANSA).