MATERA, AL MUSMA L'ANTOLOGICA DI NICOLA CARRINO

(Artè) Matera – Nelle sale del Musma destinate alle mostre termporanee, l’antologica dedicata a Nicola Carrino, nell’ambito del programma destinato ai protagonisti del “Gruppo UNO”. Infatti, negli anni scorsi si sonno avvicendati Nato Frascà e Pasquale Santoro, la prossima stagione vedrà la presenza di Giuseppe Uncini.

L’esposizione, curata da Giuseppe Appella, su progetto minuziosamente analizzato dall’artista che, per l’occasione, ha preparato un testo che illumina i 60 anni di impegno spesi a favore delle città come dimensione umana e urbanistica, accoglie 36 opere: sculture in ferro, acciaio e travertino, dipinti, disegni, fotografie datate 1954-2010. Il lavoro di Carrino è incentrato nella comprensione delle problematiche legate alla connessione del contemporaneo ai contesti storici, partendo dall’analisi della sua città natale e continuando nei suoi studi in altre città italiane ed estere, sino in Portogallo.

È dal 1967 che Carrino opera nello spazio ambientale in contesti architettonici ed urbani, con sculture modulari in metallo, preminentemente in ferro o acciaio inox, componibili e trasformabili, in forme chiuse o aperte, in relazione libera o progettuale allo spazio. Modularità, componibilità e trasformabilità solo le caratteristiche imprescindibili della sua personale ricerca artistica: «La scultura non è l’oggetto in sé quanto la somma delle trasformazioni operate nel tempo e nello spazio», afferma Carrino. «L’oggetto deve essere ricostruito per quello che è ogni volta che lo si guarda. Lo si vive. Ricostruito o costruito, inventato o reinventato. Il fruitore diviene creatore, segue il fare e il farsi dell’oggetto».

Nato a Taranto nel 1932, dopo aver conseguito la maturità classica nel 1951, Carrino si iscrive alla Facoltà di Ingegneria. Il suo avvicinamento all'arte lo porta ad esporre per la prima volta in una mostra collettiva a Taranto nel 1952. Nel 1958 è a Lecce dove inaugura la sua prima mostra personale. Alla fine degli anni Cinquanta si orienta verso le ricerche informali e materiche, utilizzando materiali spesso recuperati o prodotti della civiltà industriale, assemblandoli in composizioni rigorosamente geometriche che mettono in risalto la materia più che il colore.
Carrino abbandona ben presto l’informale per rivolgersi all'organizzazione minimale dell'opera, alle relazioni che l'oggetto stabilisce con lo spazio che lo circonda, dando risalto alla interazione tra opera, ambiente e spettatore, che diventa parte attiva nell'operazione estetica, spesso intesa come provocazione sociale.
BAS 05

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