Tre giri intorno alla consumata “Colonna dell’amicizia” celebrano il sodalizio tra Jaquelin Zeitz e Venosa. Ultima tappa del lungo viaggio in Basilicata, la città di Orazio stupisce a tal punto l’autrice della guida turistica Dumont da farle sorgere non pochi dubbi sull’itinerario da tracciare per i futuri lettori. Jaqueline, infatti, dal 5 luglio scorso è in cerca delle quattro aree fondamentali per trasmettere l’anima lucana a chi vorrà scoprirla, ma Venosa potrebbe essere la “quinta essenza” in una terra abitata da storia, ma soprattutto da passione. La Basilicata descritta e raccontata dalla Dumont, leader dell’editoria turistica in Germania e in Europa, è un altro obiettivo centrato nel piano di internazionalizzazione dell’Apt per quel che riguarda il ben consolidato mercato tedesco.
Jaqueline ha viaggiato per circa un mese alla ricerca dei 15 punti fondamentali su cui tracciare l’itinerario perfetto per la Dumont Suditalien, guida turistica da editare nel 2011 per tutti i tedeschi che vorranno visitare Campania, Basilicata, Puglia e Calabria. A ciascuna di queste regioni saranno dedicate circa 100 pagine su cui ci saranno “quattro punti cardinali” verso cui orientare il proprio viaggio. Jaqueline sceglie Matera per l’unicità dei Sassi, delle chiese rupestri e delle gravine: «luoghi in cui ci si deve fermare, restare e trovare», afferma la giornalista. Il secondo punto cardinale è l’area del Pollino e delle Dolomiti: «qui si deve andare per camminare, per trovare se stessi e, se ci si riesce, trovare la passione». Così comincia il racconto di Jaqueline sull’unicità delle genti lucane rappresentate da un aneddoto: «Sul Pollino ho conosciuto un artigiano che costruisce e suona zampogne. Mentre ero lì a osservare la nascita di questo particolarissimo strumento- narra la giornalista- è arrivato il maestro dello zampognaro e questo subito si è messo a suonare. E’ in quel momento che è accaduto il miracolo: ho visto la luce della passione accendersi negli occhi dell’uomo. Questa luce appassionata –chiosa Jaqueline- è il filo rosso che mi ha guidata in tutta la Basilicata. Questi luoghi devono essere percorsi seguendo la passione delle sue genti, passione generata dall’attaccamento alla terra e dallo stretto legame che vive tra questa e chi la popola. E’ l’unica regione in cui si può vedere questa luce negli occhi di tutti».
I primi dubbi di Jaqueline sorgono con la terza coordinata: sarà Maratea e la sua bellezza o i paesi montuosi di Craco, Tursi, Aliano e Rivello per l’originalità e l’autenticità di quel filo rosso della passione? Interrogativo da sciogliere al momento di mettere penna su foglio. E poi, alla vigilia della partenza, ecco Venosa: sorpresa imprevista che potrebbe spodestare Metaponto come quarta area. O forse no, potrebbe essere semplicemente un’eccezione e diventare il “quinto” punto cardinale della Basilicata, la sua “quinta essenza”.
La prima sorpresa che la città di Orazio regala a Jaqueline è la grandezza e la bellezza delle decorazioni del mosaico vicino alle terme romane nell’area archeologica. A pochi passi si apre l’abbraccio dell’Incompiuta, il curioso mistero dell’opera “mai finita” con un modello architettonico mai visto dalla donna tedesca: il “campanile a vela”. Tipico esempio del reimpiego, tutta la chiesa è fatta con materiale riutilizzato dall’anfiteatro romano, dal tempio, dal teatro e, perfino, dalle pietre tombali, sia ebraiche che cristiane. Croci di David e menorah scolpite sulle pietre come significativa testimonianza del più antico insediamento ebraico del Sud Italia. Quale meraviglia per Jaqueline scoprire che oltre alla storia romana e quella medievale dei monaci Benedettini, gli scavi raccontano anche un frammento della grande tradizione e simbologia ebraica. Secoli e secoli di storia sdraiati l’uno sull’altro che fanno esclamare alla giornalista: «Questo è veramente qualcosa di speciale per il mio ultimo giorno in Basilicata, Venosa racconta veramente tante storie!». Gli stessi racconti che ritrova nella chiesa della Santissima Trinità: il mosaico del primo livello risalente alla Domus del II sec. D. C., il secondo livello del V sec. D. C., il terzo livello costruito nel XII sec. D. C. e, infine, tracce dell’età moderna con i Cavalieri di Malta. Poco distante dalla tomba di Roberto il Guiscardo, l’affresco di S. Apollonia trasmette una nuova conoscenza a Jaqueline: «Ho scoperto qualcosa di nuovo oggi. Non sapevo che i martiri pre-bizantini non venivano rappresentati col simbolo del martirio e, quindi, per identificarli ne veniva scritto il nome». La martire dipinta nella S.S. Trinità, infatti, non ha il piattino con dentro i denti ma solo il proprio nome dipinto. Sull’uscio della chiesa, infine, ultima meraviglia dell’area archeologica di Venosa, Jaqueline scopre una delle testimonianze più significative dell’anima pagana che sopravvive in terra di Basilicata: la Colonna dell’Amicizia. Per un antichissimo culto pagano, questa colonna (dalle pareti ormai levigate e consumate) era usata per propiziare l’eternità di un rapporto d’amicizia. Bastava che i due amici si tenessero per mano mentre abbracciavano il pilastro e vi ruotassero intorno facendo tre giri di seguito. Successivamente, oltre all’amicizia, la colonna fu usata dai fedeli anche per auspicare la solidità del matrimonio e per avere la “grazia” della fertilità. Questa tradizione si è estinta solo nel vicino 1960. E come gli osservanti venosini, anche Jaqueline ha abbracciato la colonna per rendere immortale la propria amicizia con la gente lucana per poi visitare il luogo ove la morte si è conservata: le catacombe ebraico-cristiane risalenti al II-IV sec. D. C.
In questo luogo di culto, ove riposa la morte nell’attesa della “rinascita”, termina il “mese di passione lucana” di Jaqueline, il cui racconto potrà essere letto nel 2011 tra le pagine della Dumont Suditalien. Una casa editrice nata nel 1948 e che dal 1968 produce specialmente guide per i viaggi di alta qualità. Le guide Dumont possono definirsi “letteratura da viaggio” perché sono caratterizzate da un’elevata individualità e cosmopolitismo, ma soprattutto dalla costante ricerca di “coltivare lo spirito del viaggiatore”, proprio quello che Jaqueline ha cercato di individuare e trasferire a coloro che vogliono conoscere la Basilicata, ovvero tutti coloro che vogliono incontrare una “storia di passione”.
(bas – 04)