“L’accordo sottoscritto ieri da Intesa San Paolo ed i rappresentanti sindacali della categoria dei bancari, ad esclusione della Fisac Cgil, è un vero e proprio ricatto occupazione per tagliare salario e diritti di tutti i lavoratori”. Lo affermano, in un comunicato stampa, il segretario regionale della Cgil, Antonio Pepe, e il segretario della Fisac Cgil, Raffaele Corrado.
“Se è vero che il Paese ed il Mezzogiorno in particolare, compresa la Basilicata, sono in forte crisi occupazionale, non si può affrontare il problema sottraendo, con una invenzione ad arte, il 20% del salario ai nuovi assunti. Banca Intesa San Paolo – affermano Pepe e Corrado – dichiara di voler creare nuova occupazione per il Paese e nel contempo taglia 8000 posti di lavoro in un triennio, al di là di ogni previsione del piano industriale. Allo stesso tempo non rispetta l’accordo previsto sull’esodo, con nuove 450 assunzioni di apprendisti, attraverso il contratto di apprendistato che oggi è l’unico contratto a causa mista che prevede attività formativa. L’accordo “ricatto”, siglato ieri, oltre a prevedere un salario inferiore del 20% a quello previsto dal contratto nazionale di lavoro, aumenta l’orario settimanale e di fatto dieci ore di lavoro al mese in più non saranno retribuite, non sarà pagata l’indennità di turno, sarà ridotta la contribuzione aziendale alla previdenza complementare, il premio aziendale sarà ridotto del 20%. Questo atteggiamento – aggiungono i due rappresentanti sindacali – rappresenta un grave ricatto occupazionale che, sfruttando il disperato bisogno di lavoro di giovani e disoccupati, introduce salario e condizioni di lavoro fortemente peggiorative rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo di lavoro del settore. Tutto ciò in prossimità della scadenza del rinnovo contrattuale, introducenso una pericolosa deroga a danno di tutte le lavoratrici e lavoratori bancari.
Nell’anno appenatrascorso, invece, Banca Intesa San Paolo ha distribuito dividenti agli azionisti. Sarebbe stato sufficiente sottrarre qualche centesimo di euro di dividendo per azione, ridurre lo stock option dei manager, ridurre i consigli di amministrazione delle 23 banche associate per reperire le risorse da destinare ad un piano occupazionale degno di questo nome. Per queste ragioni diamo un giudizio fortemente negativo sull’accordo in questione, in quanto lede in maniera irreversibile non solo i diritti dei giovani che potranno essere assunti ma anche quelli di tutti i lavoratori e le lavoratrici del mezzogiorno ed in particolare della Basilicata, che si trovano di fronte ad un accordo beffa che di fatto intrduce le nuove gabbie salariali”.
(bas – 04)