Benedetto: dopo il Patto, ridefinire politiche occupazione

Il capogruppo di Idv in Consiglio regionale auspica inoltre che venga accolta “la sollecitazione degli imprenditori della cooperazione di istituire una consulta che si affianchi alla cabina di regia individuata per il Patto”

“Dopo il Rapporto del Cnel sul Mercato del lavoro 2010-2011, nel quale si precisa che a fronte di una crescita fra lo 0,5 e l'1% del Pil, le unità di lavoro nel 2011 registreranno ancora una flessione e il tasso di disoccupazione potrebbe salire ancora per qualche trimestre, quanti altri rapporti dobbiamo attendere per ridefinire le politiche per l’occupazione specie giovanile?”. E’ l’interrogativo che pone il capogruppo di Idv in Consiglio regionale, Nicola Benedetto, per sostenere che “il Patto di Sistema siglato ieri tra Giunta, sindacati ed una parte dell’imprenditoria regionale non può permettersi passi falsi e tanto meno tempi lunghi di attuazione delle misure individuate per il lavoro e la crescita. Sarebbe davvero irresponsabile, inoltre, mantenere gli attuali livelli mediocri di spesa dei fondi comunitari perché ogni ritardo accelera la fuga dei cervelli e la fila ai Centri per l’Impiego”.

“Certo – aggiunge il capogruppo di Idv – la contemporaneità nella giornata di ieri dell’assemblea delle centrali cooperative lucane che hanno deciso finalmente di mettersi insieme e superare antiche ed anacronistiche gelosie con la firma del Patto da cui sono inspiegabilmente escluse non è un buon inizio. La dimenticanza o ‘strappo’ come si vuole chiamare si può superare accogliendo almeno la sollecitazione degli imprenditori della cooperazione di istituire una consulta che si affianchi alla cabina di regia individuata per il Patto”.

“Intanto facciamo tesoro delle indicazioni del Cnel – conclude Benedetto – per il quale sarebbe urgente spostare l'enfasi dalle politiche passive a sostegno del reddito dei lavoratori disoccupati verso misure che incentivino il rientro nel circuito produttivo dei lavoratori che han no perso il posto. Il rischio che si corre è la persistenza del lavoratore nello stato di disoccupato, preludio alla formazione di disoccupazione strutturale. Il nodo da affrontare riguarda comunque i canali di accesso al mercato del lavoro. Ed in proposito attenti a non alimentare facili entusiasmi ed aspettative tra i nostri disoccupati come se il Patto fosse in grado di farci spendere veramente 150 milioni di euro in un anno, anno e mezzo, e risolvesse ogni problema”.

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