Per la presidente della Commissione regionale per le Pari opportunità, Antonietta Botta, è fondamentale “non fare passi indietro nell’affermazione dei diritti delle donne nell’ambito lavorativo”
“Ancora una volta sono principalmente le donne ad essere colpite da provvedimenti legislativi nazionali impedendo di fatto al genere femminile di poter conciliare la vita lavorativa con la cura della famiglia, soprattutto perché costrette a sopperire alla mancanza ‘cronica’ di tutti quei servizi che le pubbliche amministrazioni offrono sempre meno, svolgendo così una funzione sociale importantissima a beneficio dell’ economia generale del Paese”. Ad affermarlo la presidente della Commissione regionale per la Parità e le Pari Opportunità, Antonietta Botta, che ha incontrato, a Potenza, presso la sede del Consiglio regionale della Basilicata, i rappresentanti sindacali della funzione pubblica di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Fsi per affrontare il tema relativo agli effetti derivanti dalla applicazione della legge n. 183 del 4 novembre 2010 e, in particolare, l’articolo 16 del collegato lavoro.
“Nello specifico – è stato sottolineato – l’articolo 16 interviene ancora una volta sulla disciplina del part-time, assegnando alle pubbliche amministrazioni il potere di revoca delle trasformazioni a tempo parziale già concesse. La scelta del tempo parziale, prima della legge 133 del 2008, era un diritto del lavoratore. Preservato il buon funzionamento della amministrazione con una percentuale massima di part-time concedibili e, al massimo dopo 6 mesi, il part – time doveva essere concesso. Con la 133 la possibilità di accedere a questa forma di flessibilità dell’orario lavorativo viene sottoposta alla discrezionalità della amministrazione che può comunicare il diniego se ritiene che ci possono essere conseguenze negative sulla organizzazione del lavoro. Il legislatore peggiora la norma precedente con l’approvazione della legge 183 del 2010 perché concede all’amministrazione pubblica di valutare nuovamente i contratti trasformati in part-time prima del 2008 con la possibilità di revocarli e riportarli a tempo pieno. E’ del tutto evidente che queste norme incideranno pesantemente sul lavoro delle donne che sono titolari dell’80 per cento circa dei contratti part – time, contratti richiesti, evidentemente, per poter conciliare la vita lavorativa con la cura della famiglia. La scarsa disponibilità di servizi per gli anziani, per i bambini, per i non autosufficienti, obbliga le donne – è stato affermato – a richiedere il tempo parziale e una società avanzata nella quale si fa un gran parlare di strumenti per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le donne, se davvero vuole affermare nei fatti le pari opportunità, non può adottare provvedimenti che le costringono, di fatto, alla rinuncia al lavoro”.
La Presidente della Commissione regionale per le Pari opportunità e i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Fsi, a margine dell’incontro, hanno segnalato il fatto che “anche in Basilicata e, in particolare presso l’Azienda ospedaliera S. Carlo, sono stati revocati contratti part-time con pesanti ripercussioni sulla vita delle donne che si trovano improvvisamente a dover scegliere tra la riorganizzazione, a volte impossibile, della propria vita e l’abbandono del lavoro”.
Botta ha annunciato che “nei prossimi giorni si attiverà per chiedere un incontro con i massimi vertici Istituzionali della Regione Basilicata allo scopo di individuare possibili azioni tese alla riaffermazione di un ‘diritto’ primario affinchè non si facciano pericolosi e deleteri passi indietro nell’ambito delle pari opportunità”.