Per il consigliere di Alleanza per l’Italia occorre adoperarsi affinchè la prevenzione di tale malattia rara diventi consuetudine nelle strutture sanitarie della regione
“Sino a qualche anno fa – ricorda Singetta – su tutti i neonati veniva effettuato, al momento della nascita , il prelievo del sangue teso a verificare la carenza del G6 fosfato deidrogenasi. La carenza di questo enzima, meglio noto come fauvismo, nel sangue, costituisce una malattia rara che impedisce l’assunzione di molti farmaci e di diverse sostanze vegetali (fave, piselli, lupini, etc.)”.
“Sono molti – sottolinea Singetta – coloro i quali scoprono di avere la malattia solo a seguito di una crisi emolitica, che può addirittura portare alla morte. Per prevenire il tutto, basterebbe sapere, proprio attraverso il prelievo, di essere afflitti da quella malattia, per evitare l’assunzione di determinati farmaci e/o sostanze. Tale prelievo, almeno presso l’Ospedale S.Carlo di Potenza, non viene più eseguito, con le ovvie, e pericolose, conseguenze per coloro i quali ne sono colpiti. Con il favismo si può vivere una vita normale, ma è indispensabile sapere se si è ‘interessati’ o meno da questa malattia”.
Il consigliere Singetta alla luce di quanto esposto, interroga il Presidente della Giunta e l’Assessore al ramo per sapere: “se esiste un registro o altro strumento utile a sapere qual è il numero complessivo dei soggetti affetti da favismo il Basilicata e se è possibile reintrodurre lo screening, direttamente in Ospedale al momento della nascita, per scoprire l’esistenza o meno della malattia”. Singetta chiede, altresì, di sapere “ quali eventuali altre o diverse iniziative si intendono porre in essere per far ‘emergere’ la malattia ed evitare che le persone che ne risultano affette possano correre seri rischi per la loro salute”.