“I dati di Bankitalia sui bandi di opere pubbliche in Basilicata sono la “cartina al tornasole” della quasi paralisi del comparto pubblico delle costruzioni”. E’ il commento del segretario generale regionale della Feneal-Uil Domenico Palma.
Il segretario evidenzia che per numero di bandi di opere pubbliche il 2010 segna complessivamente un calo del 31,6%, rispetto all’anno precedente, con una punta massima del 38,2% in meno registrato dall’ANAS e con riduzioni che variano dal 20% per le Amministrazioni centrali al 31,4% per le Amministrazioni locali. Solo l’importo complessivo dei bandi segna un aumento più che considerevole, ma il “segreto”, come spiega Bankitalia, è facilmente riscontrabile nel fatto che per una sola gara riferita all’attività petrolifera l’ammontare è di oltre 1.000 milioni di euro. Non c’è settore specifico delle costruzioni che – dice ancora Palma – si salva: per l’edilizia abitativa siamo al -66,7% di bandi, appena 16 nel 2010 rispetto ad un dato già di per sé poco positivo di 48 bandi del 2009; più che dimezzati i bandi nella sanità pubblica (7 del 2010 contro i 15 del 2009). Anche gli Enti locali – aggiunge il segretario della FENEAL – non brillano per intraprendenza nonostante dispongano di fondi destinati o accantonati per opere pubbliche: i Comuni lucani hanno bandito il 30% in meno di gare e le Province quasi il 50% in meno, mentre nel 2010 la Regione non ha al suo attivo nemmeno una gara. E’ sin troppo evidente che non possiamo limitarci a chiedere che l’Osservatorio regionale sui lavori pubblici si riunisca per versare lacrime sulla situazione di emerge nza e ritengo che unitariamente a Fillea-Cgil e Filca-Cisl dobbiamo riprendere il percorso della iniziativa di mobilitazione. Le conclusioni del rapporto di Bankitalia – “la stagnazione del comparto delle opere pubbliche aggrava una situazione di arretratezza della Basilicata in termini di dotazione infrastrutturale e di accessibilità ai mercati” – è sintetizzabile oltre che nel dato ANAS, fortemente negativo, in quello delle Ferrovie, con soli due bandi in tutto nello scorso anno. Questo significa che di questo passo ci vorrà almeno un secolo per ammodernare strade e ferrovie.
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