“Il prezzo del carburante ha ormai scavalcato di netto quello di molti prodotti di prima necessità: un litro di benzina costa addirittura cinque volte di più il prezzo alla stalla pagato agli agricoltori (35 centesimi) e praticamente il doppio di un litro di latte sullo scaffale (1 euro). Ma ha superato per esempio anche il costo medio di 1 kg di arance (1,76 euro) o di 1 kg di pasta di semola di grano duro (1,70 euro) o anche di una confezione da sei di uova (1,50 euro)”. E’ quanto si legge in un comunicato della Confederazione Italiana Agricoltori di Basilicata.
“Gli agricoltori lucani non possono certamente ritenersi soddisfatti della card carburante del Ministero dello Sviluppo Economico quale contributo alle Regioni che producono risorse energetiche. E’ una misura – evidenzia la Cia – talmente ridotta da non rappresentare alcun beneficio per i titolari di aziende agricole e zootecniche alle prese con bollette per stalle, capannoni, fabbricati e case, particolarmente care. Diventa perciò necessario che tra i soggetti beneficiari del gas prodotto nei comprensori petroliferi Val d’Agri e Sauro e in altri aree della regione si comprendano anche le aziende agricole e zootecniche, più che continuare a disperdere 33 milioni di euro attraverso le card carburante. Resta molto critica anche la condizione degli agricoltori -aggiunge la Cia- che hanno visto schizzare il prezzo del gasolio agricolo su del 130 per cento in meno di due anni (da 0,49 euro al litro di gennaio 2010 agli attuali 1,13 euro al litro), con un onere aggiuntivo di circa 5 mila euro ad azienda visto che è essenziale per il riscaldamento delle stalle, per le macchine agricole, per l’approvvigionamento dell’acqua, per l’irrigazione dei terreni.
Purtroppo – sottolinea la Cia – i rincari di benzina e gasolio continua a trascinare in alto anche i prezzi alimentari. Non bisogna dimenticare che trasporti e logistica incidono per il 35-40 per cento sui listini finali di frutta e verdura -spiega la Cia- dato che in Italia praticamente 9 prodotti su 10 viaggiano su gomma per arrivare dal campo alla tavola. Ma i problemi non sono solo quelli delle famiglie a tavola – aggiunge la Cia-. Anche gli agricoltori sui campi soffrono di questi continui incrementi, che si traducono in un aggravio insostenibile dei costi aziendali, ad esempio per le operazioni di mungitura o per lo stoccaggio e la conservazione dei prodotti freschi. Le compagnie petrolifere hanno dimostrato che si può ridurre il prezzo di benzina e gasolio alla pompa. Altrettanto può e deve avvenire per il carburante utilizzato da mezzi agricoli".
bas 06