Il consigliere regionale del Pdl: “De Filippo e la sua Giunta si facciano da parte poiché hanno l’inconsapevolezza dell’urgenza di un tale intervento che rischia di far implodere il territorio lasciato solo”
“La ‘carovana’ De Filippo non è mai stata capace di impegnarsi ad ‘indirizzare la produzione delle imprese private, regolare e organizzare i mercati, creare lavoro. Dopo decenni di politiche che hanno creato in Basilicata disoccupazione, precarietà e impoverimento, serve mettere al primo posto la creazione di un’occupazione stabile, di qualità, con salari più alti e la tutela dei redditi più bassi”. E’ quanto scrive il consigliere regionale del Pdl Mario Venezia in un intervento inviato ai media locali. Le sue considerazioni prendono spunto dalle affermazioni del segretario regionale dell’Ugl della Basilicata, Pino Giordano, che in una dichiarazione aveva invocato il presidente della Regione De Filippo ad “agire subito e in fretta con risposte programmatiche e rapide”.
“Nell’attuale situazione recessiva – scrive Venezia – , non è però possibile puntare solo sulla politica industriale; occorre accompagnarla con interventi di sostegno e di stabilizzazione della domanda, declinati in funzione dell’espansione dello stato sociale (rafforzamento degli ammortizzatori sociali, reddito di cittadinanza ecc.). Politica industriale per rilanciare il lavoro e politiche di welfare per contenere gli effetti negativi dovuti ai raggiustamenti dei mercati sono due aspetti inevitabilmente connessi nell’obiettivo di favorire un assetto sociale più equilibrato. Proposte come queste per la crescita dell’occupazione, la ristrutturazione industriale, il consolidamento del welfare sono toccasana sia per il campo economico che per quello politico. Per il Pdl, De Filippo e la sua Giunta si facciano da parte poiché hanno l’inconsapevolezza dell’urgenza di un tale intervento che rischia di far implodere il territorio lasciato solo, esponendolo allo smantellamento dell’intervento pubblico/privato ed a una grave lacerazione della società che provocherebbe una depressione più grave di quella degli anni trenta”.