(Artè) Ruvo del Monte (Pz) – Il falò di San Giuseppe è una tradizione rimasta ancora intatta nel paese del Potentino, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. E' un miscuglio tra tradizione cristiana e culto pagano. Si racconta che San Giuseppe per riscaldare il Bambinello andasse di casa in casa per le vie di Betlemme a chiedere un po' di brace.
Da allora è consuetudine accendere dei fuochi alla vigilia della festa del Santo. Resti di potature (ulivi, sarmenti, ecc.) vengono raccolti, per giorni, pazientemente da volontari, e depositati in uno slargo del paese fino a formare una “catasta” (cioè un grosso cumulo, un ammasso). Alla sera della vigilia si procede all'accensione dello stesso, tutti raccolti intorno, tra musiche, balli e qualche degustazione. Una volta si usava la patata cotta nella cenere con un pizzico di sale ed un buon bicchiere di vino.
Grazie all'associazione Pro Loco questa antica tradizione sopravvive al logorio del tempo, al consumismo moderno che tutto distrugge, tutto affossa, senza memoria alcuna, che tutto stritola nella solitudine più cupa. Ogni anno, come da consuetudine ormai consolidata negli ultimi tempi, il falò è acceso in Piazza Bologna, dietro la Casa comunale, verso le ore 21,00. Ad allietare la serata la disco music di un gruppo locale e la consumazione di un panino con salsiccia o carne alla brace o della mitica “patata sotto la cenere”, accompagnati da un genuino bicchiere di vino, il tutto dietro una piccola offerta per le spese di organizzazione. Intanto le lingue di fuoco si inerpicano verso il cielo, in uno scoppiettio, scintillio, sfavillio continuo, misto a fumo, trascinando la mente in sogni lontani, a riflettere, dinanzi al caldo tepore.
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