Protagonista a San Severino Lucano, nel primo weekend di settembre, uno dei suoi figli più illustri
Gregorio Strozzi. Organista e compositore italiano, che nacque a San Severino Lucano intorno al 1615. A Lui da tredici anni è dedicato un festival, l’intento del sindaco Franco Fiore, allora e oggi quello di celebrare l’organista e compositore e attraverso il suo ricordo appassionare i propri concittadini e i turisti ancora presenti alla musica classica.
Sabato alle ore 21,30 nella chiesa parrocchiale della Madonna degli Angeli si esibiranno i “Follorum Ensemble”, un gruppo di musicisti che opera nel campo della musica antica.
Nei suoi spettacoli propone musiche del Medioevo e del Rinascimento, canti e danze eseguite con copie di strumenti dell'epoca o con strumenti etnici discendenti direttamente da quelli in uso in Europa e nel bacino del Mediterraneo sin dal Medioevo.
Si esibiranno: Mara Campobasso – canto, arpa- Nicola Cicerale – canto, ghironda – Giovanni Mastrangelo – canto, saz, oud- Aldo Grillo – percussioni, santur – Federico Ancona – flauti dolci.
Domenica alla stessa ora ma in piazza si esibirà “l’Orchestra Sinfonica Lucana”, musicisti e 2 cantanti diretti dal M° Pasquale Menchise.
Ma chi era Gregorio Strozzi ?
Organista e compositore italiano, che nacque a San Severino Lucano intorno al 1615.
A Napoli, dove si era trasferito, perfezionò gli studi musicali con G.M. Sabino e prese gli ordini sacri.
Nel 1634 ottenne nella chiesa dell’Annunziata il posto di organista lasciato vacante dal Sabino per la nuova nomina a maestro di cappella, in tale posizione era ancora nel 1643, nonostante una promessa di promozione da organista ordinario a maestro di cappella o a I° organista. Noto pure come didatta di canto, appare designato coi titoli di abate, doctor in utroque jure e protonotario apostolico.
L’opera di maggiore interesse nell’ambito della produzione di Strozzi è “Capricci da sonare cembali et organi”, concepita nella tradizione della cosiddetta scuola “cembalo-organistica” napoletana. Stampata in partitura comprende 3 capricci veri e propri, 3 ricercate, 3 sonate, 4 toccate, 3 gagliardi, 1 madrigale diminuito, 8 correnti, 2 balletti, 1 ballo e 3 serie di var., vale a dire quasi tutti i generi di musica per tastiera del tempo. Accanto alla sua appartenenza alla scuola napoletana, sono presenti in Strozzi altri aspetti diversi: un gusto spiccato per cromatismi, arditezze armoniche e dissonanze che convive con un senso della scrittura dotta e severa; una certa inclinazione per l’originalità che si denota nell’impiego di figurazioni e abbellimenti insoliti ed estrose relazioni armoniche. Si può cogliere un nesso fra quest’opera e quella dei suoi predecessori quali Frescobaldi e Trabaci, individuabile , ad es. nei capricci (concepiti come susseguirsi di var. contrappuntistiche, secondo la forma Frescobaldiana), nelle ricerche che, con più temi trattati contemporaneamente, riportano a Trabaci. All’es. unito di entrambi si possono ricondurre le toccate, mentre le 3 sonate rivelano più spiccatamente l’influenza di Frescobaldi, appartenendo al genere della canzona – variazione con passaggi da una sezione all’altra in stile recitativo e toccatistico. Queste affinità con opere antecedenti giustificano molte perplessità che nascono dalla considerazione della tardiva data di pubblicazione (1687) e rendono inclini a considerare questi lavori composti nella prima metà del secolo e pubblicati con sensibile ritardo. Interessante è, infine, la dicitura “ Passa Y calla” (in spagnolo, “passa e taci”) posta all’inizio della Toccata de Passacagli che conduce l’opera e che può essere presa in considerazione per la dibattuta spiegazione del significato della parola “passacaglia.”