Agricoltura, Scaglione: anche in Basilicata la sod seeding

Interrogazione del presidente del gruppo consiliare dei Popolari Uniti per l’attivazione di una nuova tecnica di semina in agricoltura (sod seeding) ed incentivi da destinare agli imprenditori agricoli che decidono di adottarla

“L’interrogazione è stata concepita – afferma Scaglione – affinché si possa modificare ed integrare la misura 214 Asse 2, nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2007-2013, finalizzando la stessa richiesta alla possibilità che, anche in Basilicata, venga adottata la tecnica della semina sodo (sod seeding)”.

“Le misure agro-ambientali del Programma di sviluppo rurale 2007-2013 (Psr) – specifica Scaglione – stanno cambiando progressivamente le modalità di operare in agricoltura, un comparto economico di primaria importanza, al fine di incentivare un settore trainante del nostro Paese e, nel caso specifico, della Basilicata. La tecnica agronomica innovativa, già adottata dalle Regioni Lombardia e Veneto ed a breve anche dall’Emilia Romagna, con apposite delibere di Giunta che assegnano agli agricoltori che intendono adottare tale tecnica, un incentivo di 400/600 euro per ettaro, su almeno il 25 per cento della superficie a seminativo dell’azienda con l’utilizzo di idonee seminatrici, introduce nei Psr aiuti per favorire procedure agricole nel pieno rispetto dell’ambiente. La semina diretta su sodo (sod seeding) – spiega Scaglione – è una tecnica agronomica che consiste nella deposizione del seme nel terreno senza alterarne la struttura preesistente, eccetto che per una fascia ristretta di larghezza massima di 8-10 cm e profondità massima di 6-8 cm, in corrispondenza di ogni fila di semina. Ciò evita – aggiunge – il rimescolamento del terreno attraverso la rottura delle zolle con conseguente immissione di anidride carbonica in atmosfera con successiva immissione di gas serra. La minima lavorazione è una tecnica agronomica che prevede di effettuare lavorazioni del terreno a profondità non superiori ai 15 cm, garantendo al contempo che una parte della superficie resti coperta da residui colturali. Una tecnica innovativa – conclude Scaglione – che rispecchia ampliamente una gestione ambientale compatibile”.

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