Al Festival Duni “Il tempo della voce”

Continuano le collaborazioni artistiche che arricchiscono la XXV edizione del Festival Duni: dopo il fine settimana passato che ha visto la collaborazione con il Festival Inaudita di Grottole, domenica 27 ottobre il Festival di musica antica di Matera condividerà la sua programmazione con il Festival Anima Mea di Bari. L’appuntamento è alle ore 20:00 negli spazi del Museo Domenico Ridola a Matera con “Il tempo della voce” un concerto realizzato dall’ensemble di strumenti storici di Bari Orfeo Futuro, l’ensemble vocale Musicatreize di Marsiglia, il violino solista di Francesco D’Orazio e con la direzione del maestro Roland Hayrabedian.

Anima Mea è il festival di musica antica diretto da Gioacchino De Padova – docente di storia della musica al Conservatorio Piccinni di Bari – che da sedici edizioni esplora il passato mettendolo in connessione con il presente, anche con musiche nuove e nuovissime, ma all’interno di modalità legate fortemente all’antico.

“Il concerto ‘Il tempo della voce’ – si legge in una nota diffusa dagli organizzatori del Festival – è il frutto del sodalizio artistico tra l’ensemble vocale Musicatreize di Marsiglia e l’ensemble di strumenti storici Orfeo Futuro. La ricerca sulle antiche e nuove prassi caratterizza il lavoro dei due gruppi ed il risultato è un meraviglioso intreccio nel quale vi è un continuo rovesciamento dei ruoli: gli strumenti che imitano la voce e l’inverso, della voce che diventa strumento. Le musiche nuove in programma attingono alla vocalità e alla strumentalità antiche ed è sempre stato così: guardare al passato per costruire il futuro. Durante il concerto saranno eseguite musiche di Giacinto Scelsi, Gianvincenzo Cresta, Pietro Andrea Ziani, Luca Antignani e Claudio Monteverdi. Nelle Sonate di Pietro Andrea Ziani accanto al contrappunto rinascimentale troviamo elementi del nuovo stile che ne vivacizzano il decorso formale. I Tre Canti sacri di Scelsi ci riportano a un mondo sonoro nuovo e al tempo stesso arcaico. Ne Il Giardino delle mele d’oro la musica raccoglie le suggestioni del testo e lo commenta attraverso il violino solista che è, di fatto, Eracle col suo lamento e la sua inquietudine. Anche in Notte di tenebra di Luca Antignani il rapporto con la parola è vivo, pregnante e dirimente. Infine, nel Beatus vir di Claudio Monteverdi troviamo quelle soluzioni tecniche e stilistiche proprie dei generi profani in uno stile che, riversato nella musica sacra, abbatte ogni barriera”.

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