La Cgil sta denunciando da tempo una situazione drammatica del Paese e chiede una vera svolta, a partire dai temi contenuti nella piattaforma della mobilitazione degli scorsi mesi culminata nello sciopero generale del 6 maggio.
Il tasso di crescita dell’economia – si legge in una nota della Cgil lucana – è del tutto insoddisfacente creando una spirale negativa sul recupero congiunturale dei livelli di attività e della domanda di lavoro che, quindi, non sembrano sufficientemente forti e diffusi per riassorbire la disoccupazione e l’inattività.
Un dato molto preoccupante riguarda l’occupazione che si caratterizza per un basso contenuto professionale e per un aumento senza precedenti del precariato. Ciò implica, a parità di altre condizioni, salari più bassi, minori prospettive di sviluppo, aumento delle diseguaglianze, minori tutele. In pratica un futuro sempre più incerto per giovani e donne che più di tutti stanno pagando caro il prezzo di una crisi strutturale senza precedenti.
Bisogna puntare sul futuro, investire nella scuola pubblica, nell’università, nella ricerca. Bisogna pensare alla cultura come ad un investimento in civiltà che partecipa ad aumentare la qualità della vita ed implementa la filiera turistica.
Per i giovani, per le donne, per il futuro bisogna avviare, senza indugi, interventi straordinari per creare occupazione e sradicare la precarietà. Costruire un sistema di welfare che dia ai giovani autonomia dalla famiglia ed affronti con coerenza la piaga della povertà che avanza: la nostra regione ha quella relativa al 27%.
La riduzione della spesa sociale, in special modo nel Mezzogiorno, significa indebolimento della capacità di fronteggiare le nuove vulnerabilità sociali trasformando il tessuto sociale in una vera e propria bomba ad orologeria. C'è bisogno – si legge ancora nella nota – di recuperare i segnali positivi di sviluppo che erano presenti nel Mezzogiorno prima dell'inizio della crisi, a partire dalla necessità di restringere il gap tra nord e sud ponendo in essere politiche nuove per attuare un nuovo modello di sviluppo in cui ogni regione metta al servizio del sistema le sue peculiarità ed i suoi punti di forza, per una crescita condivisa e concertata. Bisogna che la spesa pubblica diventi investimento sul futuro, c'è bisogno di utilizzare i fondi FAS per rimettere in piedi un sistema infrastrutturale materiale ed immateriale capace di far fronte alle sfide del tempo in cui viviamo.
In Basilicata 11000 posti di lavoro in meno dal 2008, a cui si devono aggiungere i 3000 posti di lavoro perduti nel settore della scuola. Una disoccupazione dilagante, il 13,0%, e il pericolo dell'inattività. Quest'ultimo fenomeno segnala non soltanto la presenza di diffusi fenomeni di “scoraggiamento”, ma anche, una crescita preoccupante del lavoro nero e irregolare.
L’elevato ricorso agli interventi della Cassa Integrazione Guadagni (quasi 11 milioni le ore complessivamente autorizzate nel 2010), della mobilità in deroga (oltre 1600 persone interessate), se ha impedito la ulteriore drammatizzazione sociale, rallenterà notevolmente il processo di riassorbimento della disoccupazione, con il rischio che una parte consistente di essa si trasformi da ciclica in strutturale.
C'è bisogno di rimettere in movimento l'economia lucana, attraverso la creazione di un sistema di credito alle imprese, di giocarci al meglio la carta delle energie rinnovabili, soprattutto l'importante risorsa degli idrocarburi presente nel sottosuolo regionale, e va preservato l’apparato industriale assieme al rilancio della produzione dei nuovi modelli di automobili alla FIAT di Melfi.
Apriamo gli occhi e la mente ed investiamo nei nostri giovani, non lasciamo che si scoraggino ma puntiamo non solo sulle eccellenze per far si che il futuro sia davvero nostro e non ci venga imposto da chi ha poca dimestichezza con la parola noi e troppa con quella io.
bas 02