La CIA di Basilicata "ritiene da sempre che gli immigrati sono una risorsa importante per l’intero Paese e in particolare per il lavoro in agricoltura e per questo si schiera, con fermezza, dalla parte di chi intende dare soluzioni diverse e ripensare una nuova e più adeguata politica dell'accoglienza e dell'integrazione, rispetto ai fenomeni migratori in atto e a quelli futuri". E' quanto si legge in un comunicato dell'organizzazione di categoria.
"Nello specifico di quanto sta avvenendo a Palazzo S. Gervasio con il CIE – spiega la Cia – siamo nettamente contrari all’istituzionalizzazione di un Centro con tali funzioni, per altro non si sa per quanto tempo, nel territorio di un Comune agricolo della Basilicata, che per storia e cultura rappresenta una regione ed una comunità con radicati valori di accoglienza, solidarietà ed operosità. Riteniamo pertanto non solo necessario osteggiare forme non chiare e non ben definite di destinazione di quello che era nato ed imposto alla nostra comunità dal Ministero dell’Interno-Governo come Centro di Accoglienza".
Per la Cia, i ritardi del decreto flussi 2011 rischiano di provocare problemi di manodopera nelle campagne: il loro prezioso lavoro e' parte strutturale dell'attivita' agricola, non solo stagionale, e contribuisce in modo irrinunciabile alla qualita' e alla sicurezza dei prodotti alimentari italiani. "I voucher, introdotti nel nostro Paese per regolarizzare e regolamentare il lavoro occasionale accessorio, a partire da quello agricolo, sono utili ai fini dell’emersione del lavoro nero. Ma in agricoltura il lavoro non è solo occasionale; esso è anche stagionale, a tempo determinato ed a tempo indeterminato. Non vi sono alternative al lavoro e all'integrazione degli immigrati nella nostra societa' e per questo abbiamo chiesto da tempo una verifica sulla legge Bossi-Fini".
In previsione della campagna di raccolta del pomodoro e dei prodotti ortofrutticoli e quindi dell’arrivo a Palazzo e nell’area del Vulture-alto bradano di alcune centinaia di lavoratori extracomunitari, la Cia ritiene necessario che istituzioni, organizzazioni professionali agricole e sindacati definiscano un adeguato piano di accoglienza evitando quanto è accaduto negli anni passati.