Per il capogruppo Sel in Consiglio regionale “bisogna smantellare la struttura e garantire ai cittadini tunisini presenti a Palazzo, la difesa dei diritti”
“Mentre in Basilicata continua a crescere la protesta per la chiusura del Cie di Palazzo San Gervasio e in tutto il Paese si estende la mobilitazione civile, proprio per l'indignazione provocata dalle immagini diffuse sui siti internet sulle condizioni di vita dei tunisini, la risposta che viene dal Governo è di un prolungamento del tempo di ‘detenzione’ da sei a 18 mesi. Siamo di fronte ad un nuovo attacco ai diritti umani dei migranti”. E’ quanto sostiene il capogruppo Sel in Consiglio regionale, Giannino Romaniello per il quale “il decreto Maroni è ancora più odioso perché rappresenta un cedimento del premier Berlusconi e del Pdl alla Lega pur di tenere in piedi la maggioranza di Governo”.
“Soprattutto dopo la mia recentissima visita al Centro di Palazzo – dice l’esponente di Sel – sono sempre più convinto che bisogna smantellare la struttura non a caso definita da tutti quelli che hanno potuto entrarci una ‘Guantanamo’. Una richiesta che viene da autorevoli esponenti del mondo della Chiesa lucana e dell’associazionismo cattolico come del movimento di volontariato”.
“E’ evidente, comunque, che dopo il prolungamento della ‘detenzione’ dei migranti si rafforza l’esigenza di garantire ai cittadini tunisini presenti a Palazzo, prima di tutto, la difesa dei diritti attraverso avvocati. Si pone, inoltre, la necessità di estendere la protesta anche a livello istituzionale per far sentire la netta contrarietà della Regione. E sono convinto – conclude Romaniello – che dopo la presa di posizione il presidente De Filippo attiverà una nuova iniziativa anche di intesa con le altre Regioni costrette a ospitare CIE mettendo in campo l’azione della Conferenza delle Regioni”.