De Filippo a conferenza Lavoro Genova

“Serve piano di lungo respiro. Un unico progetto per crescita del Paese e opportunità per i giovani. Italia più competitiva se cresce la qualità dell’occupazione”

“Non può esistere una strategia di crescita del Paese che trascuri il Mezzogiorno, il lavoro e i giovani”. E’ semplice e netta l’affermazione fatta dal presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo chiamato a relazionare su Europa, crescita e lavoro nell’ambito della Conferenza Nazionale per il Lavoro del PD in svolgimento a Genova.
“Su questo tema – ha spiegato De Filippo – occorre sia un maggior impegno che scelte strategiche chiare. E le politiche devono mirare a superare il mismatching esistente nel mercato del lavoro, con una richiesta di figure poco qualificate a fronte di un’offerta di laureati e diplomati. Perché sarà pure vero che andando ai mercati generali a scaricare cassette di frutta una possibilità occupazionale c’è, ma è anche vero che non è per questo che abbiamo investito, come Paese e come famiglie, sulla formazione, è non può essere questo il progetto di crescita con cui l’Italia intende vincere la sfida della competitività e recuperare il ritardo di sviluppo di alcune aree. Il lavoro, dicono le ricerche, vive anzi di una maggiore fase di creatività e protagonismo. Sempre più i lavoratori, anche i dipendenti, saranno “autonomi”, nel senso che le imprese non chiedono più capacità di eseguire ordini e obbedire, ma attitudini creative e di intraprendenza. Già oggi si stima che il mercato del lavoro sia composto per il 30 % da questo tipo di figure e la tendenza è alla crescita. E bisogna accompagnare questo cambiamento con politiche di formazione adeguate, come pure è necessario adeguare le politiche del welfare alle mutate condizioni di permanenza nel mondo del lavoro, per evitare che flessibilità sia sinonimo di precariato e non di capacità complessiva del sistema produttivo di adeguarsi alle nuove esigenze dei mercati. Ma per questo è necessario un progetto complessivo e di lungo respiro che metta al centro non la finanza ma l’uomo. A questo progetto, chiaramente, devono partecipare anche i livelli territoriali di governo, ma non si può pensare che lo Stato si tiri fuori dalla partita, specie in un Paese che ancora viaggia a due velocità. Se le politiche aggiuntive delle amministrazioni locali diventassero sostitutive, ogni possibilità di crescita per il Paese sarebbe vanificata”.

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