“Proprio in contemporanea con l'annuncio della Fiom-Cgil lucana di Basilicata della presentazione in Tribunale del ricorso, «per condotta antisindacale», contro la Fiat che, nei giorni scorsi, ha licenziato tre operai (due dei quali delegati proprio della Fiom) dello stabilimento di Melfi, e dell'avvio di una nuova fase di lotta operaia, le difese di ufficio di De Filippo che giungono non solo dal Pd ma, purtroppo, anche dallo Spi-Cgil, sono semplicemente patetiche”: è quanto sostiene Giacomo Nardiello, della direzione nazionale e componente la segreteria regionale del Pdci-FdS. “Prendiamo atto che – aggiunge – a difendere il Governatore è sceso in campo il simbolo del “vecchio Pd”, l'anima democristiana che non ha mai cessato di condizionare il partito di De Filippo, mentre registriamo una situazione di forte imbarazzo nella componente ex diessina che dovrebbe ancora conservare qualcosa della sinistra. Ci sorpende e ci stupisce invece che chi dirige il sindacato dei pensionati della Cgil non riesca a leggere dietro l'atteggiamento della Fiat un attacco alle nuove generazioni per le quali proprio il sindacato dei pensionati continua a proporre un patto intergenerazionale”.
Nel riferire, inoltre, che Gianni Pagliarini, responsabile Lavoro del PdCI – Federazione della sinistra, ha scritto una lettera aperta al ministro del Welfare Maurizio Sacconi, sostenendo che “di fronte alla violazione di diritti costituzionalmente garantiti da parte della Fiat il governo non può essere arbitro imparziale ma deve intervenire a difesa della dignità, dei diritti e della professionalità dei lavoratori”, Nardiello afferma che “i licenziamenti di Marchionne sono fuori da ogni regola e mostrano un autoritarismo degno del peggior caporalato. Un atteggiamento che il governo non può tollerare, nè tantomeno avallare con il silenzio-assenso o comportamenti a metà strada come quello di De Filippo. L'auspicio è che all'interno del Pd si facciano sentire le voci che continuano a credere nell'impegno e nella passione a favore dei diritti dei lavoratori. Del resto, la petizione promossa dal mondo della cultura, con l'iniziativa di Antonio Califano, direttore della rivista «Decanter» è una buona testimonianza che il mondo della cultura non si è omologato alle posizioni di De Filippo. Mai come in questa fase abbiamo bisogno di saldare gli intellettuali agli operai”.
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