Si preannuncia un’estate rovente di polemiche tra ristoratori ed albergatori a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo Codice del Turismo che introduce la possibilità per gli albergatori di somministrare pasti anche a chi non risiede nella struttura ricettiva.
Questo significa – sottolinea la Fiepet-Confesercenti – che si penalizza la ristorazione di qualità perché garantire menù tipici a prezzi contenuti sarà sempre più difficile se non impossibile rispetto ai cosiddetti menù turistici degli albergatori che hanno tutto l’interesse ad incrementare comunque i coperti ai tavoli.
"La nuova previsione normativa – evidenzia Esmeralda Giampaoli, presidente nazionale Fiepet, che aveva già anticipato la posizione della federazione della Confesercenti in occasione del recente Salone BenServito a Potenza – rappresenta per tutta la categoria la conferma della scarsa considerazione da sempre riservata al settore della ristorazione. Considerazione che non e' mai andata oltre le semplici dichiarazioni di principio circa la fondamentale importanza dell'enogastronomia nella filiera turistica italiana e che invece, nei fatti, non tiene in alcun conto il ruolo fondamentale che le nostre imprese rivestono in termini di attrattori turistici".
Il provvedimento, per Giampaoli, mettendo sullo stesso piano imprese nate e sviluppate con finalita' e con dinamiche assolutamente differenti tra loro, "penalizza fortemente le aziende della ristorazione mortificando sempre piu' una professionalita' gia' minata da numerose altre norme, che rappresenta la storia dell'accoglienza e della qualita', che ha reso famosa la cucina italiana nel mondo". "Non ci si chieda piu', continua il presidente della federazione, "un impegno continuo nella ricerca della formazione, dell'innovazione e della qualita', visto che le stesse vengono continuamente messe in discussione dalle normative progettate in questi ultimi anni".
Il direttore di CAT (Centro Assistenza Tecnica) Confesercenti di Basilicata Antonio Palumbo ricorda l’iniziativa promossa di intesa con la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori battezzata “piatto certificato” che segna l’avvio della collaborazione tra mondo agricolo e ristorazione-operatori alberghieri necessario per superare in tempi ravvicinati una situazione che registra oggi l’utilizzo in ristorazione per il 70% di prodotti alimentari non locali. Non pensiamo ad alcuna guerra tra ristoratori ed albergatori quanto piuttosto a rafforzare la filiera della ristorazione lucana garantendo il consumatore sulla genuinità e tipicità dei prodotti alimentari. E’ semplicemente impensabile, ma purtropp o accade, che ci siano locali che prevedano nel menù piatti tipici della gastronomia regionale ed utilizzino paste industriali, pomodoro estero e olio non si sa da dove provenga”.
BAS 05