“Mentre si stanno discutendo le modalità di pagamento dell’IMU, molti Sindaci stanno ritoccando le aliquote al rialzo. Aumenti che generalmente riguardano le seconde abitazioni, ma che in molti Comuni non risparmiano la prima casa”. E’ quanto sottolinea, in una nota, la Uil di Basilicata.
“Intanto, il pagamento dell’acconto dell’Imu, il prossimo 18 giugno, – prosegue la nota – sarà calcolato con le aliquote base decise dal Governo. Gli aumenti deliberati dai Comuni saranno applicati a conguaglio sul saldo di dicembre. Con un emendamento al decreto fiscale, il Governo ha confermato la scelta di fare in questo modo chiarezza sui versamenti dopo l’allarme lanciato dai Caf, i centri di assistenza fiscale, tra i quali quello della Uil. Ma il testo presentato ieri in Senato contiene anche un’altra novità, a garanzia delle finanze pubbliche: l’esecutivo si riserva la possibilità di rimettere mano ad aliquote e detrazioni a luglio, una volta verificata l’entità del gettito della prima rata.
E venendo al tema del dibattito di oggi inerente le modalità di pagamento, la UIL, per ovviare ai ritardi dei Comuni nel deliberare le aliquote della nuova IMU, già da tempo aveva sostenuto l’ipotesi di versare con l’acconto di giugno le aliquote ordinarie nazionali (4 per mille sulla prima casa e 7,6 per mille sugli altri immobili) e di saldare a dicembre applicando le nuove aliquote deliberate nel frattempo dai Comuni.
In questo modo si attenuerebbe, almeno in parte, l’impatto della tanto “odiata” imposta sulla prima casa.
La UIL auspica un fisco sulla casa più equo per lavoratori e pensionati attraverso aliquote ridotte legate al reddito ISEE sulla prima casa; maggiori detrazioni per i pensionati senza figli a carico; l’equiparazione delle detrazioni di 50 euro per le famiglie con disabili over 26 anni; l’equiparazione a “prima casa” delle abitazioni di anziani e disabili ricoverati in strutture socio sanitarie.
Le risorse potrebbero venire appunto dall’aumento progressivo delle aliquote a partire dalla seconda casa, ivi comprese le abitazioni affittate a canone libero, lasciando al 7,6 per mille quelle affittate a canone concordato: un modo per rendere più “conveniente” il canone concordato rispetto al quello libero”.
BAS 05