"Non può lo Stato determinare, anche se indirettamente, una discriminazione del sistema produttivo. Il taglio di 500 milioni alle Province è insostenibile anche per le ricadute sull'economia locale: meno investimenti e vincoli più stringenti per il patto di stabilità. Il criterio di riparto del taglio è poi un'ulteriore ingiustizia poiché si abbatte maggiormente sempre sulle stesse Province e quindi sui territori che nel corso di questi anni hanno visto tagli rilevanti ai trasferimenti".
E' quanto ha dichiarato Piero Lacorazza, presidente della Provincia di Potenza, che questa mattina ha scritto ai ministri dell'Economia Vittorio Grilli e dello Sviluppo economico Corrado Passera, oltre che alle rappresentanze economiche nazionali e regionali.
Una lettera che segue quella già inviata al ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, al sottosegretario di Stato Saverio Ruperto, al commissario straordinario Enrico Bondi e al direttore della Finanza locale Giancarlo Verde del Ministero dell'Interno e ai sindacati, al fine di evitare il rischio di discriminazione che il taglio e i criteri di riparto potrebbero avere sul personale dipendente delle Province.
A tale scopo sul sito istituzionale dell'Ente www.provincia.potenza.it è stato pubblicato il dossier “Province, Case di vetro”, l’operazione trasparenza che la Provincia di Potenza ha inteso promuovere per offrire al Paese, al Governo Monti, alle Province italiane e alle altre istituzioni una ricognizione puntuale dei bilanci delle province, e un’analisi di come, nel corso di questi anni, siano stati distribuiti i tagli e, quindi, le relative ricadute sui cittadini.
"Siamo di fronte ad un taglio che non ha precedenti, anche perché fatto a pochi mesi dalla fine dell'anno. Cinquecento milioni di euro sono insostenibili, come ingiusti sono i criteri del riparto, sostanzialmente per tre ordini di motivi. Innanzitutto – ha continuato Lacorazza – le risorse trasferite dalle Regioni per funzioni delegate non possono essere tagliate. Poi non si tiene conto dei tagli delle manovre precedenti con il rischio che 'la somma non fa il totale' e a pagare siano sempre gli stessi. Infine, non è possibile non considerare nei consumi intermedi l'intervento 5 Titolo I, cioè i trasferimenti ad altri enti ed istituzioni. Questa è la più eclatante delle contraddizioni: se io faccio un servizio per un cittadino è consumo intermedio ed è considerato nel taglio, se trasferisco ad ente o istituzioni le risorse e gli chiedo di fare lo stesso servizio non è consumo intermedio e non entra nel taglio. Non è solo un problema di definizioni di consumo intermedio ma di buon senso. La fine di questa fiera del taglio è che se norme e buon senso non prevarranno – ha concluso il presidente – a pagare saranno sempre gli stessi e indirettamente il territorio e le imprese già molto penalizzate in questi anni".
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