L'Inu, istituto nazionale di urbanistica, sezione Basilicata, interviene sul dibattito in corso sulla questione "macroregioni". "Quella "meridionale" – afferma – potrebbe mettere insieme Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, anche se le ipotesi di aggregazione sono molteplici, ed allo stato abbastanza confuse". "Dibattito innescato soprattutto dalla forte spinta riformista avviata dall'attuale governo nazionale, e dall'imminente varo dei nuovi fondi strutturali europei 2014/20, che puntano sulla creazione di una rete di sostegno della competitività del territorio europeo, articolata appunto in macroregioni ed aree metropolitane ("Agenda Urbana"). E' prioritario perciò per il nostro territorio non farsi trovare impreparato davanti a quella che è un'opportunità concreta di avere risorse e voce in capitolo per un rilancio assolutamente necessario".
In particolare, "nella potenziale macroregione meridionale che interessa la Basilicata, sono presenti due "corridoi forti" (Adriatico e Tirreno) più uno "debole" (Jonio), che fanno capo a tre "aree metropolitane" (Bari, Napoli, Reggio Calabria). In questo telaio, va assolutamente chiarito quale ruolo è ipotizzabile per le "aree interne": cerniere tra aree forti, con qualificate funzioni di "polmoni di natura"; o piuttosto periferie desertificate, pattumiere territoriali? La Basilicata, considerata la fragilità del suo territorio, il declino demografico e socio economico attuale, il secolare deficit infrastrutturale, corre concreti rischi di attestarsi quasi in automatico sulla seconda delle ipotesi evidenziate. E'
pertanto necessaria – sostiene l'Istituto – una battaglia culturale, da condurre con forza anche nelle sedi istituzionali, per evitare che questo avvenga. Premessa di questa battaglia deve essere una rielaborazione del concetto stesso di macroregione: fino a che punto cioè, l'innovazione istituzionale, e l'efficientamento burocratico – finanziario delle governance regionali, possono sovrastare la necessità di rappresentanza e democrazia territoriali, che sono la sostanza delle identità regionali? Le macroregioni vanno pertanto considerate quali luoghi delle elaborazioni di programmazioni sovra-regionali d'intereresse nazionale ed europeo (il Mezzogiorno peninsulare nel nostro caso), dove le attuali Regioni portano punti di vista, esigenze e proposte concrete. Le identità e i bisogni locali non possono essere considerati inutili o nostalgici orpelli, bensì capisaldi necessari per contrastare gli omologanti processi di globalizzazione imposti dallo strapotere dell'economia e della finanza. Le identità sono garanzia di ricchezza culturale e qualità della vita. Questo è il nocciolo del problema delle macroregioni, cui va data risposta prima di avviarsi in qualsiasi ipotesi di riorganizzazione macroregionale.
Su questa linea ci sembra si sia attestato anche il presidente della Regione, con il suo intervento di qualche giorno fa, laddove ha parlato di "programmazione meridionale sinergica e di ampio respiro necessaria per agganciare la modernità" e ha posto come priorità parole chiave come infrastrutture, ambiente e territorio "per guadagnarci sul campo quella funzione di cerniera alla quale aspiriamo".
L'Istituto Nazionale di Urbanistica condivide questa posizione, e contribuirà a rafforzarla: un modo per farlo è mettere mano urgentemente ad un "programma di salvaguardia e sviluppo" (new deal) del territorio regionale: una forte mobilitazione politica e civile per "rianimare" il territorio della Basilicata, con l'obiettivo di assicurare una giusta, sicura e redditizia "cornice" di sopravvivenza e sviluppo, alla comunità lucana.
Attrezzando, da subito, quella "cerniera", a prescindere dalle futuribili macroregioni, ma utilmente spendibile in tale prospettiva".
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