Il consigliere sottolinea che “le patologie legate alle malattie del sangue portano, generalmente, ad un numero elevato di trasfusioni e/o infusioni di ferro e di sangue e possono considerarsi una malattia 'sociale' visto l'alto numero di pazienti”
Singetta interroga il Presidente della Giunta e l’Assessore al ramo per sapere: “se è negli intendimenti del Dipartimento Salute derogare a quanto previsto dal regolamento approvato con delibera di Giunta regionale n. 15 del 16 gennaio 2012, consentendo ai medici di base di effettuare un numero superiore di prescrizioni, dal momento che le tre infusioni per ricetta non sono sufficienti a garantire un riequilibrio dei valori del sangue”. Il consigliere chiede, inoltre, di sapere: “se sia intenzione vagliare l’ipotesi di esonerare dal costo dei ticket o delle prestazioni mediche tutti i donatori di sangue che, sistematicamente, si sottopongono a donazione, in modo da incentivarne la pratica, di fondamentale importanza per l’autosufficienza a livello regionale”.
“Le malattie del sangue, acquisite o ereditarie, possono insorgere in tutti i processi finalizzati alla fabbricazione delle cellule sanguigne, oppure nelle stesse componenti del sangue e rappresentano, anche in Basilicata, un ‘capitolo’ importante che grava sul bilancio della spesa sanitaria regionale”. E’ quanto afferma, in premessa, il consigliere Singetta.
“Le patologie legate alle malattie del sangue – continua Singetta – portano, generalmente, ad un numero elevato di trasfusioni e/o infusioni di ferro e di sangue, secondo la richiesta dettata dalla patologie rilevata nel paziente. Fatto salvo quanto previsto per patologie diverse da quelle trattabili con terapie marziali (consistenti nella prescrizione di farmaci contenenti ferro), al paziente è applicato il massimo del prezzo del ticket sanitario previsto dalle delibere regionali, a cui si sommano le prestazioni medico-sanitarie ed il costo del farmaco specifico nella misura massima di tre prescrizioni per ricetta. L’anemia causata da carenza di ferro – aggiunge il consigliere – è una malattia che può considerarsi ‘sociale’, visto l’alto numero di interventi su pazienti nelle tre principali strutture ospedaliere lucane; il numero minimo di infusioni di ferro nel sangue è sempre maggiore delle tre previste dalla normativa regionale e il costo per una terapie marziale, utile a ripristinare lo stato di salute ottimale, è abbastanza elevato rispetto alle possibilità di spesa dei cittadini. Ragion per cui molti pazienti si vedono costretti a chiedere un ricovero per poter effettuare gratuitamente delle trasfusioni di sangue, aggravando i costi del sistema sanitario regionale”.