Il consigliere Romaniello (Sel) rivolge un appello alla Giunta regionale perché “affronti con l’urgenza che la questione richiede i problemi che ostacolano l’apertura del campo di accoglienza per lavoratori extracomunitari di Palazzo S. Gervasio”
“Le notizie diffuse oggi su nuove difficoltà emerse sulla staticità e sulle condizioni di igiene dell’immobile che dovrebbe ospitare qualche centinaio di lavoratori immigrati – sottolinea Romaniello – e che addirittura mettono in rischio la sua apertura entro i prossimi giorni hanno bisogno di un intervento immediato per non vanificare le azioni messe in campo sinora dalla Regione, con un ruolo attivo dell’Assessorato provinciale alle Politiche sociali ed in collaborazione con Comune di Palazzo e associazioni di volontariato. Assicurare un tetto e condizioni di vita e di lavoro al pari dei nostri operai agricoli – continua il consigliere Sel – deve diventare una priorità per la quale ciascuno è chiamato a fare la sua parte. Non va dimenticata l’esperienza particolarmente negativa vissuta qualche anno fa quando si crearono situazioni di tensione sociale proprio a causa della carenza di servizi minimi di accoglienza per circa un migliaio di immigrati che ogni estate raggiungono Palazzo ed il Vulture-Alto Bradano per la raccolta del pomodoro. Già allora si disse che non sarebbe mai successo in Basilicata, mentre da settimane c’è chi ha messo in guardia sul rischio che si verifichi una “seconda Rosarno”.
“Ritengo – dice ancora Romaniello – che la Giunta Regionale che si è dimostrata particolarmente sensibile ed attenta con il finanziamento concesso al Comune di Palazzo sia in grado di recuperare, in stretto rapporto con la Provincia, il tempo perduto nell’allestimento dei servizi di ospitalità, definendo con le associazioni di volontariato le attività di assistenza da svolgere. Un’attenzione particolare bisogna dedicare al tema della vigilanza contro il caporalato. Un fenomeno dai connotati diversi rispetto al passato. Sono gli stessi lavoratori extracomunitari che organizzano squadre e gruppi a volte anche per etnie. D’altronde, quanto avviene in tante aree delle regioni meridionali interessate dalla grande campagna di raccolta del pomodoro e dei prodotti ortofrutticoli, dimostra che esiste una solida organizzazione nel racket delle braccia, controllando l’avviamento al lavoro di centinaia e centinaia di lavoratori extracomunitari con tariffe misere, intorno ai 20 euro al giorno ovvero con il vecchio sistema del pagamento rapportato alle cassette di pomodori raccolti”.