Polizia penitenziaria, delegazione Sappe visita carceri lucane

E’ iniziato dalla Casa circondariale di Matera il tour delle carceri della Basilicata che ha intrapreso il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo a livello nazionale e regionale.
A guidare la delegazione che incontrerà, nei prossimi giorni, anche i poliziotti penitenziari in servizio nelle carceri di Potenza e Melfi è Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che sarà accompagnato dal Segretario Regionale Sappe della Basilicata Saverio Brienza e dai dirigenti sindacali lucani.
“I dati, nudi e crudi, sulle presenze nelle carceri lucane ci dicono che c’è stato in Regione un impatto minimale rispetto alle varie leggi che sono state varate per fronteggiare l’emergenza delle carceri”, spiega Capece. “Il 30 settembre scorso, in Basilicata, erano detenute complessivamente 404 persone,  395 uomini e 9 donne. 83 sono gli imputati, quelli cioè che sono in attesa di un giudizio definitivo, e 321 i condannati, 47 gli stranieri ristretti. Nello specifico, ci sono a Matera 77 persone in carcere, 193 a Melfi e 134 a Potenza. Rispetto al 30 settembre 2014 dunque, quando in Basilicata erano detenute 428 persone, la popolazione detenuta della Lucania è calata di sole 24 persone”.
Capece ha incontrato e incontrerà i poliziotti penitenziari che lavorano nei 3 carceri, ai quali rivolge “il ringraziamento del primo Sindacato del Corpo, il Sappe, per la professionalità e l’abnegazione con cui quotidianamente gestiscono nella prima linea delle sezioni detentive lucane le criticità e le tensioni. E queste nonostante gli organici della Polizia Penitenziaria in Basilicata siano carenti di non meno di 70 unità”.
Saverio Brienza, segretario regionale Sappe, evidenzia che “allo stato abbiamo in Basilicata anche 175 persone che scontano una pena in misura alternativa fuori dalle carceri, delle quali 25 beneficiano della sospensione del procedimento per messa alla prova ed 11 impiegati in lavori di pubblica utilità sul territorio per violazioni al codice della strada”.
Ed è proprio una sollecitazione al Governo per introdurre l’obbligatorietà del lavoro dei detenuti quella che arriva dal Sappe in Basilicata: “C’è il bisogno di dare un senso alla pena detentiva. L’Amministrazione Penitenziaria, nonostante i richiami di Bruxelles, non ha affatto migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, perché ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio rispetto ai presenti. E l’ozio e l’apatia non rieducano affatto, anzi favoriscono gli eventi critici come i tentati suicidi, le risse, i ferimenti, le colluttazioni. I detenuti che lavorano in Lucania sono circa un centinaio, meno nel 24% dei detenuti in Basilicata, per di più per poche ore al giorno e solamente in servizi interni d’istituto.. Eppure chi sconta la pena in carcere ha un tasso di recidiva del 68,4%, contro il 19% di chi fruisce di misure alternative e addirittura dell’1% di chi è inserito nel circuito produttivo”.

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