Prevenzione sismica, Mollica: si pianifichi con correttezza

Per il consigliere dell’Mpa lo studio sulla zonizzazione sismica in Basilicata è l’occasione per programmare con conformità e coerenza un piano che dia risposte in termini di sicurezza alle attese delle comunità

“Mancusi e De Filippo siano attenti alla pianificazione”. E’ quanto dichiara il consigliere regionale dell’Mpa, Francesco Mollica, in relazione agli atti che la Regione sta mettendo in campo in materia di prevenzione sismica.

“Il terremoto avvenuto in Emilia e le continue scosse che si verificano tra la Basilicata e la Calabria – aggiunge il consigliere dell’Mpa – ci hanno riportati indietro nel tempo quando, nel 1980 e successivamente nel 1990-91, la furia devastante della natura ci ha toccato direttamente. Vengono fuori, sia da quei terremoti che da quello precedente del 1976 in Friuli e a seguire tutti gli altri, due grandi necessità: la prima relativa all’organizzazione dei soccorsi, cosa che negli anni è avvenuta con un rafforzamento e una migliore organizzazione e professionalizzazione della Protezione Civile nazionale e delle loro derivazioni sui livelli regionali e locali; la seconda relativa alla necessità di prevenzione, con la messa in sicurezza e con norme tecniche costruttive più rispondenti agli eventi attesi, affinché anche la forza distruttiva della natura produca meno danni e, soprattutto, meno vittime”.

A parere di Mollica “la Protezione Civile e la sua colonna mobile ha avuto, negli ultimi anni, uno sviluppo legato in primis al senso di solidarietà di chi ne fa parte ed una professionalità di altissimo livello sia nella struttura nazionale che in quelle regionali, con l’applicazione della Legge 225/92 e con le Leggi regionali (in Basilicata la n. 25/98) di applicazione di quella nazionale”. “Se le norme citate – sottolinea Mollica – regolano il funzionamento delle emergenze e dell’organizzazione della Protezione Civile, il dipartimento e le Regioni hanno avuto, ed hanno ancora attualmente, un grande ruolo nell’applicazione delle ‘OPCM’ che regolano le norme tecniche costruttive dei fabbricati sia di civile abitazione sia di edifici sensibili pubblici. Queste ordinanze, emanate solo successivamente ad eventi sismici luttuosi, prevedono specifiche modalità di costruzione. Attualmente la Regione Basilicata non può, nell’ambito di un lavoro preventivo previsto dalla L.R. n. 10/2010 (zonazione sismica), non tener presente il fenomeno che in Emilia si è verificato e che prende il nome di ‘liquefazione’ e cioè un cedimento del suolo dovuto allo smaltimento di sedimenti sabbiosi saturi in acqua che assumono comportamento da liquido. Sostanzialmente per manifestarsi la liquefazione è necessario che i singoli granuli di sabbia perdano il contatto reciproco. Sia in Italia che all’estero non è mai stato affrontato lo studio sistematico degli effetti indotti da eventi sismici sull’ambiente fisico finalizzato alla loro incidenza sulla salvaguardia delle reti e delle grandi opere infrastrutturali. Lo stato delle conoscenze su questo tema è limitato e, in qualche misura, differente a seconda che si ragioni di subsidenza locale, crolli di rocce, scorrimenti e colate in terreni o sistemi di terreni e rocce, ovvero ‘liquefazione’. Non si può non cogliere l’occasione per quello che la Regione sta facendo nello studio e nella classificazione delle micro-zone ad effetto sismico e sulle zone inibite alla edificabilità totale o parziale o con norme rispondenti alla classificazione stessa”.

“Come in Emilia – prosegue ancora il consigliere dell’Mpa – si potrebbe determinare anche sul nostro territorio l’evento della liquefazione e, pertanto, sarebbe opportuno, oltre che necessario, che lo studio in corso contenesse indagini specifiche volte anche ad individuare le zone eventualmente interessate o, che potrebbero essere interessate da questo fenomeno. L’assessore Mancusi e il presidente De Filippo – precisa Mollica – ben sanno che i dati geofisici e i fattori fisici della liquefazione possono avvenire anche sul nostro territorio. La Basilicata nelle epoche remote era una terra sommersa dalle acque, ne sono un evidente segno il ritrovamento di cave di sabbia del pleistocene ed il ritrovamento di fossili di pesci e conchiglie. Fossili presenti in larga misura nel nostro territorio. Essendo il fenomeno della liquefazione attinente a terreni dove i suoli sono costituiti da materiale non coerente (Zanardelli 1903: lo sfasciume di un territorio) e, pertanto, costituiti da grani come la sabbia (e quando parliamo di sabbia ci riferiamo alla tipologia di terreno costituito da argille, limo, sabbia stessa, ghiaia e blocchi di arenaria), il fenomeno potrebbe, in alcune parti di questo terreno, manifestarsi. I dati economici hanno acclarato che per poter ripristinare ciò che il terremoto ha prodotto in termini di danni, si spende mediamente una somma pari a 100 mld di euro, mentre per la prevenzione se ne spenderebbero solamente un quinto. Si colga l’occasione del finanziamento dedicato alla zonizzazione sismica – conclude Mollica – per pianificare con correttezza e coerenza rispondendo alle attese della gente in termini di sicurezza”.

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