Reddito minimo, Rosa: “E’ solo l’ennesimo assistenzialismo”

Interrogazione del capogruppo Lb-Fdi “per conoscere chi sono i beneficiari, che età hanno, che titolo di studio, se sono ex Copes o ci sono nuovi poveri, se con questo reddito mantengono una famiglia o sono single”

&ldquo;&Egrave; partito il reddito di povert&agrave;. Per noi non &egrave; un gran successo. Per altri s&igrave;. O almeno cos&igrave; si desume dai toni trionfalistici che in questi giorni le amministrazioni comunali stanno usando per pubblicizzare la partenza del programma&rdquo;. E&rsquo; quanto afferma il capogruppo di Laboratorio Basilicata &ndash; Fratelli d&rsquo;Italia, Gianni Rosa, che &ldquo;adesso che la platea &egrave; definita&rdquo; ha presentato un&rsquo;interrogazione &ldquo;per conoscere chi sono questi beneficiari, che et&agrave; hanno, che titolo di studio, se sono ex Copes o ci sono nuovi poveri, se con questo reddito mantengono una famiglia o sono single&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Non si tratta di conoscere i nomi &ndash; chiarisce l&rsquo;esponente di Fratelli d&rsquo;Italia &ndash; Alleanza Nazionale -. Ce ne guardiamo bene. Anzi troviamo alquanto sgradevoli le foto che abbiamo visto in giro. Si tratta, invece, di capire se questo reddito minimo finisce nelle mani giuste o &egrave; il solito intervento a pioggia; se tampona un problema, cio&egrave; d&agrave; un minimo sussidio a chi &egrave; fuori dalla platea del lavoro, o serve solo a creare nuovi schiavi che dipendono dall&rsquo;assistenzialismo. Non dimentichiamo le polemiche di chi &egrave; rimasto fuori dal reddito minimo. Molti fuoriusciti dagli ammortizzatori in deroga non sono rientrati tra i beneficiari. Cos&igrave; come molti degli ex Copes. In tasca di chi finiranno questi soldi? Ci auguriamo in quelle di chi ha realmente bisogno e non di chi, per mero calcolo, ha magari spostato la residenza solo formalmente; a chi si trova ancora in et&agrave; per cercare un lavoro ma non ne ha voglia perch&eacute; aspetta il contentino&rdquo;.<br /><br />&ldquo;Continuiamo ad essere contrari a questa forma di assegno di povert&agrave; &ndash; aggiunge ancora Rosa -. Abbiamo pi&ugrave; volte sottolineato che la previsione di lavori socialmente utili in favore di un ente pubblico significa solo una cosa: queste persone non avranno mai un lavoro che li renda autonomi. Come &egrave; accaduto per i Copes. Non si tratta, dunque, di avviamento al lavoro ma di un palliativo che va avanti da vent&rsquo;anni. Ad esempio, l&rsquo;Acta di Potenza li assumer&agrave; alla fine? O il Comune di Nemoli? No. Inoltre, il minimo importo dell&rsquo;assegno non permette una vita dignitosa. Non permette di mantenere una famiglia. Ma agevola forme di lavoro nero. Quanti avranno un&rsquo;altra occupazione per integrare l&rsquo;assegno di povert&agrave;? Insomma, il reddito di povert&agrave; non &egrave; sviluppo ma l&rsquo;ennesimo assistenzialismo. &Egrave; pi&ugrave; comodo avere schiavi sottopagati che persone libere ed autonome. &Egrave; il classico stile di Pittella &amp; Co&rdquo;.<br />

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