“Francamente c’è qualcosa di patetico in questo PD lucano che si arroga il diritto di distribuire le carte come se fosse il mazziere designato. Fa venire in mente quel film dove De Sica obbligava un bambino annoiato a giocare a carte con lui, nel ricordo dei fasti di una volta. Il 27 per cento, in una coalizione che ne registra il 67 obbligherebbe ad un minimo di prudenza nelle relazioni politiche, iniziando dal rispetto dei voti che gli “altri” hanno portato e dall’esame dei comportamenti che i partiti della coalizione hanno avuto nella vicenda elettorale, non ultima quella del ballottaggio a Matera. Invece si ricomincia da dove sembrava fosse stato messo un punto e a capo, e cioè dall’arroganza del “prendere o lasciare” nei confronti di chi non è aduso a fare la voce grossa”. E’ quanto si legge in un comunicato diffuso dalla segreteria regionale dei Popolari Uniti, che così prosegue:
“Allora diciamo subito che se il Pd pensa di usare la massima Istituzione regionale per far quadrare i conti interni commette un errore madornale. L’Ente Regione va subito messo al riparo da manovre correntizie o da tentativi personalistici di un partito che non ha esaurito la sua crisi e che ancora si dibatte alla ricerca di un nuovo equilibrio. E’ compito del Presidente porre la questione dell’Esecutivo su un gradino più alto rispetto agli interessi di partito; così come è compito di un presidente che non voglia esporsi, da subito, ai marosi della competizione partitica, assumere il valore della coalizione come punto di riferimento del proprio agire, dando e pretendendo il meglio in termini di idee, di apporti e di risorse umane. E, in questa prospettiva, l’indulgenza verso un giovanilismo di facciata, sembra preludere ad una mera operazione di marketing intorno ad un prodotto che, nonostante l’abuso degli slogan, sembra non esserci: “l’innovazione continua”, appunto. Che è tale solo se parte dalle cose fatte bene e le porta avanti, senza scommesse e sovvertimenti, ma cercando di completare i processi, di implementare le azioni virtuose, di cogliere i risultati. Viceversa, partendo da zero per le cose che hanno dato segno negativo, qui sì, cambiando togliendo, allontanando quanti non si sono dimostrati in linea con la cifra riformatrice del governo regionale. In questo senso, la nomina del commissario all’Arbea non è una buona partenza, perché delle due l’una: o non si sono valutate a sufficienza le (cor)responsabilità dell’alta dirigenza nella debacle dell’Ente (e quindi è una nomina quanto meno azzardata), oppure acquista consistenza la voce di chi parla di killeraggio politico nei confronti dell’ex direttore generale. In ogni caso, non si vede in questa nomina una svolta nella conduzione dell’ente e non si può che richiederne l’assoluta provvisorietà.
Rimanendo al tema più generale delle relazioni politiche, i Popolari uniti ritengono che il successo elettorale conseguito, li obblighi ad una particolare severità nell’esame dei comportamenti che debbono sottostare alla formazione dell’esecutivo ed al suo funzionamento.
E’ in gioco l’avvenire della comunità regionale e solo un esecutivo di alto profilo, rappresentativo, espressione di una volontà condivisa e di uno sforzo di responsabilità collegiale può diventare strumento di un percorso di innovazione e di crescita. Diversamente da questo, si profila uno scenario di instabilità e di inadeguatezza al quale i Popolari uniti non intendono affiancare il proprio simbolo. I ventimila voti raccolti, nonostante i tentativi di azzoppamenti dell’ultima ora, impongono al partito di radici sturziane e di ispirazione solidaristica un compito che va al di là della partecipazione, richiamandolo alla responsabilità di aggregare tutte le forze del cambiamento che vogliano andare oltre lo schematismo destra – sinistra e oltre i confini regionali. C’è una forza del Sud che nasce dalla drammaticità della crisi e dalla persistente inadempienza del governo, e questa forza deve trovare forme di rappresentanza più immediata ed adeguata rispetto a partiti che guardano più ai giochi della politica che ai doveri della stessa. Il secondo risultato del centrosinistra a Potenza, e il primo in quartieri rendono lontano l’interesse dei Popolari uniti verso una posizione di governo, regionale e/o cittadino, che non sia improntata ad una vera volontà di cambiare, alla severità dei comportamenti, alla moralità delle azioni, alla collegialità delle decisioni, alla meritocrazia delle persone, alla concretezza dell’agire. Ci sono tre anni per dimostrare chi ha visto giusto circa le cose da fare. Noi cercheremo di non perdere il nostro tempo in giochi di palazzo” .
BAS 05