“Centro-destra-sinistra. quanta confusione nel cielo della politica lucana, proprio come in Italia”
Per il capogruppo regionale dei Popolari uniti, Luigi Scaglione “è la politica la vera grande assente dal dibattito di questi giorni. La politica a servizio della gente, che difende l'uomo in quanto tale garantendogli dignità e tutela dei suoi diritti in uno scenario dove i potenti ed i ricchi rischiano di diventare pre-potenti e più ricchi. Nelle ultime settimane di impegno consiliare, più volte ci siamo interrogati se facevamo la cosa giusta nell'assecondare i tagli nel settore della sanità, le nuove forme di emergenzialità nella formazione professionale o nel sostenere le azioni che il mondo agricolo ci chiede a compensazione di antichi ritardi strutturali. Poco abbiamo fatto, invece, per comprendere se, ad esempio, la battaglia su Tinchi fosse stata presentata nel modo giusto o strumentalizzata per radicare lo scontro tra posizioni differenti (piena soliarietà all'amico on Viti) o se , ripartire con la tesi dei tirocini formativi o delle work-experience per creare nuova occupazione non finisse con l'aumentare la soglia di attesa e la precarietà dei nostri giovani. Come poco, mi sembra, stiamo facendo nel pacchetto di interventi a favor delle infrastrutture e dell'utilizzo di quelle di regioni circostanti (i collegamenti evocati con gli aeroporti). Ho avuto modo di dire – continua Scaglione – al portavoce del presidente De Filippo (a cui va dato atto del confronto duro a livello nazionale) che mi sembra ci sia una certa confusione nel proporre l'assunzione di 133 postini che va esattamente nella direzione opposta da noi più volte evocata di invitare i giovani a promuovere imprese ed attività autonome, piuttosto che attendere un posto fisso seppur garantito da 20 anni di royalties con un contrato part time. Mi sembra una nuova edizione dei cantieri forestali, per dirla in breve”.
“Magari – sostiene Scaglione – meglio invitare i giovani che studiano all'università e solo quelli disoccupati ed in una certa fascia di età a prendere coscienza dell'opportunità e sostenerli con quei fondi per nuove attività private, persino partendo dalla distribuzione delle inutili card bonus. In questo scenario, ho detto in altre occasioni, quello che ci preoccupa è che non si immagina di guardare al programma di governo del centro-sinistra, come ad una concreta carta degli obiettivi da perseguire, partendo dall'assunto che, in questi giorni, trova riscontri in autorevoli studi economici dai quali se è vero che emerge che il Sud, e la Basilicata in esso, assorbono molte risorse pubbliche in rapporto a quello che si produce, è anche vero che gli spreconi non sono gli abitanti del Mezzogiorno, vista la insufficienza della spesa pubblica pro capite, ma quelli del Nord in relazione al numero complessivo di abitanti. E allora la ricetta unica per il Sud e la Basilicata in primis, è quella di rinegoziare con lo Stato centrale uno scambio. Riforma federale, riforma fiscale, riforma federalista in una sorta di terapia d'urto con il Governo che punta ad un riequilibrio economico verso il Nord ma, visti i dati, sfavorendo proprio le aree che in termini numerici di abitanti sprecano davvero di più. A questa politica di riequilibrio economico va aggiunta una politica forte nella ridefinizione dei settori produttivi seguendo i disegni di legge sulla innovazione tecnologica, sulle competitività delle Piccole e Medie imprese ed una radicale trasformazione degli interventi a favore di turismo e produzioni culturali che ci faccia uscire dalla autoreferenzialità che guardando cifre e dati forse non corrispondono ai risultati ipotizzati. E poi puntare definitivamente a rinnovare il quadro della burocrazia dirigenziale, costruendo la prospettiva di una politica dove agli obiettivi rapidi ben definiti seguano decisioni operative rapidissime. E ancora, evitando che le prossime indicazioni ai vertici degli organismi regionali, passino attraverso un riutilizzo di queste strutture dirigenziali o funzionariali che dietro la politica hanno nascosto, molto spesso, i propri interessi e le proprie inefficienze”.
“E' su questo crinale, ritengo, che si debba innestare il confronto politico tra e dentro le forze politiche. Non in un magma indistinto dove, oltre lo schematismo centro-destra-sinistra, si pensi che confondere sigle e movimenti significa anche annullare le proprie identità e le proprie idee; questo lo lasciamo alle esercitazioni teoriche perchè nella pratica quotidiana ci sta lo sforzo di chi si è detto sempre pronto ad esercitare, e chiedere agli altri di farlo, la coerenza come elemento distintivo o a non considerare tutte le stagioni buone per far crescere una certa insofferenza verso la politica fatta da movimenti e partiti sostituibile tout cour con il civismo. Il confronto che si apre a livello nazionale, ha forse ancora bisogno di distinguersi in un destra contro sinistra non sul piano del vecchio ideologismo, ma proprio su quello delle scenario da offrire alla gente comune, al cittadino non inteso solo come elettore. Il confronto culturale è ben più alto ed oggi la presunta nascita di un terzo polo pone il tema di chi si allea con chi, stando questo sistema elettorale. Il Centro per battere la destra berlusconiana deve allearsi con la sinistra, ma il giorno dopo non può non essere alternativo alla sinistra ed ai suoi dogmi. E in Basilicata, tutto questo si vede proprio come un laboratorio politico nel quale le anime di Centro si sono adagiate alla sinistra ed il confronto con il Pd è finito col diventare scontro”.
“Una politica dunque s'impone, ma nel segno della chiarezza e della distinzione dei ruoli, partendo da piccole identità ma ben distinte per tenere fede alla missione che ci è stata assegnata. E la politica – conclude Scaglione – è fatta anche di questi segnali di chiarezza a cui i Popolari uniti non possono sottrarsi proprio per la peculiarità regionale che guardando il quadro nazionale come prospettiva e non quello locale come orizzonte dove trasformismi e migrazioni fanno quasi da contrasto ai pronunciamenti pubblici, si ipotizzi una sua forza dirompente fatta di novità e di comportamenti coerenti e condivisi. Questo è il vero riformismo, non altro”.