Seconda giornata della conferenza “Uso e Ri-uso dell'Acqua”

«La proposta della sperimentazione con acqua supercritica è meritevole di attenzione ma, come in altri casi, va fatto un approfondimento sotto il profilo della sostenibilità economica, della fruibilità e dell'applicabilità. Di certo, il tempo delle discariche è finito e va cambiato il paradigma in direzione dei “rifiuti zero”». Le parole dell'assessore Regionale all'Ambiente della Basilicata, Aldo Berlinguer, hanno chiuso la seconda giornata della conferenza internazionale "Uso e Ri-uso dell'Acqua", organizzata all'Università della Basilicata nell'ambito del progetto NANOWAT, finanziato dall'Unione Europea attraverso il programma ENPI – CBC – MED.
“Superwater” era il titolo dato all'incontro, poiché i riflettori erano puntati sull'innovativa idea progettuale concepita dal team del professor Sabino Bufo, dell'Ateneo lucano, rispetto all'utilizzo di acque reflue per smaltire i rifiuti organici, con impatto zero sull'ambiente. La cosiddetta “acqua supercritica” ha trovato molte voci incoraggianti a partire da quelle di John Follin, della General Atomics (colosso americano che utilizza la tecnologia per usi di demilitarizzazione fin dal 1992) e del professor Servida (Università di Genova), che ha esteso le potenzialità dell'acqua supercritica in direzione dell'inertizzazione dell'amianto. Berlinguer ha aggiunto che occorre puntare sul riutilizzo, intensificare il dialogo tra Università e Istituzioni, aprire le porte al privato, portare economia del territorio, che significherà innestare nuova economia ed evitare i rischi di spopolamento e desertificazione, umana e produttiva.
Ma come fare per passare dalle potenzialità all'applicabilità? Il nodo, secondo il Commissario dell'Alsia (Azienda lucana per lo sviluppo e l'innovazione in agricoltura), Andrea Freschi, è legato alla prova dimensionale, e comunque occorre sicuramente muoversi in quella direzione, ovvero «sulla linea delle “tre R”: risparmio, riuso, riciclo, per creare valore aggiunto attraverso l'innovazione ad un settore – quello agricolo – che vive problemi di grande entità legati all'uso e al riuso dell'acqua. Lo spazio per applicare queste tecnologie c'è – ha aggiunto Freschi – ma manca la prova dimensionale. Lo sforzo da fare da parte del mondo della ricerca è quello di riconnettere l'intero ciclo che va dall'uso dell'acqua e delle sostanze organiche al loro riutilizzo, per collegarsi con il sistema territoriale e individuare le traiettorie dello sviluppo economico».
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