“I dati forniti dall’Istat sulla situazione occupazionale in Italia fotografano parzialmente la caduta dei livelli occupazionali. Il tasso di disoccupazione è passato dal 8,7 per cento del 2010 al 9,3 attuale. In Basilicata il tasso di disoccupazione è al 12,5 per cento. Gli occupati totali sono passati da 187 mila del 2010 agli attuali 185 mila mentre i disoccupati sarebbero rimasti 26 mila. Gli occupati in agricoltura censiti sono 17 mila,dei quali 10mila dipendenti. Nell’industria 47 mila dei quali 9 indipendenti e nei servizi 122 mila con 34 mila indipendenti. 185 mila occupati, dei quali 135 mila lavoratori dipendenti e 50 mila indipendenti. Il tasso di occupazione nella regione è pari al 47,2 per cento a fronte del 51 nel mezzogiorno e 56,9 del Paese. Il tasso di disoccupazione del Sud e passato dal 13,6 per cento del 2010 al 14,9 attuale. Si tratta anche di valutare le cifre riferite dei circa 1700 lavoratori lucani in cassa integrazione e mobilità in deroga, oltre ai dipendenti in cassa integrazione straordinaria i disoccupati che non si registrano nei centri per l’impiego”. Così Pietro Simonetti, presidente del Centro studi e ricerche economico-sociali, per il quale si tratta di “un quadro preoccupante che reclama, oltre a diverse politiche nazionali, in termini di misure attive e investimenti per il lavoro politiche industriali e investimenti produttivi, un diverso approccio a livello regionale che vada oltre le misure già decise con il progetto 2012. Progetto che appare insufficiente e non ancora pienamente attuato. Si discute ancora – continua Simonetti – su come affrontare il rapporto con il Governo per quanto concerne le ulteriori risorse da ottenere a fronte della coltivazione petrolifere e la situazione si deteriora anche per la mancata soluzioni delle crisi aziendali e il riutilizzo delle ingenti risorse umane e materiali presenti nel territorio. La parola d’ordine “basta con ulteriori pozzi e trivelle più risorse per la Basilicata” pare convincere la maggioranza delle forse politiche, culturali e le parti sociali. Si affaccia anche la riflessione attorno alla sindrome illusoria sulla priorità delle infrastrutture, tipico erede delle politiche della Cassa per il mezzogiorno, che non può risolvere le questioni occupazionali e produttive. E’ urgente e necessario – conclude – definire un piano pluriennale e interventi di sostegno al reddito, al lavoro, compreso il reddito minimo garantito. Non c’è molto tempo da perdere anche in rapporto alle ultime decisioni governative in tema di mercato del lavoro, che se non modificate, condizioneranno ancora di più la già pesante situazione”.
bas 02