“Nell’ambito della seduta tenutasi alcuni giorni fa, dell’Area Programma Vulture-Alto Bradano, ho proposto ai colleghi sindaci di discutere a breve un ordine del giorno riguardante la grave situazione di crisi in cui versano i comuni a seguito della recente manovra del governo e delle molte novità introdotte che incideranno notevolmente nella fase di predisposizione dei bilanci di previsione 2012”. Lo dichiara il sindaco di Lavello Antonio Annale.
“Ho cercato di porre l’accento sui rischi derivanti dalla manovra e sull’effetto che essa avrà sui servizi erogati, trasporti in crisi, meno interventi per gli anziani, per i diversamente abili, per le famiglie più povere: questi gli effetti che si produrranno nei prossimi mesi, a danno delle nostre comunità.
Ai tagli del governo si aggiungeranno inevitabilmente le tasse dei comuni, IMU, TARSU, addizionale IRPEF, ecc..
Altro fenomeno a cui assistiamo da qualche anno– sottolinea il primo cittadino di Lavello – sono i mancati trasferimenti della Regione che producono e produrranno effetti negativi a scapito dei cittadini e soprattutto delle imprese.
Tutti i giorni, noi Sindaci, assistiamo inermi alle doglianze delle imprese appaltatrici i lavori pubblici le quali rischiano di chiudere battenti e licenziare il proprio personale per le difficoltà che abbiamo di pagare gli stati di avanzamento dei lavori.
Tutta colpa del patto di stabilità che ormai da diversi anni limita, per il contenimento della spesa pubblica, gli enti nella propria azione di governo.
Un meccanismo che ha messo in ginocchio il sistema economico e produttivo dell’intero paese, potremmo definirlo un assurdo in un momento di recessione come quello che stiamo vivendo e che invece richiederebbe, una politica economica e finanziaria di tipo “keynesiano” con interventi sulla spesa per i consumi e sugli investimenti, tale politica economica richiede un forte intervento dello Stato ovvero delle Regioni, delle Provincie e dei Comuni, tale da creare le condizioni di crescita.
I rischi che produce il patto di stabilità sono sostanzialmente: calo della spesa per investimenti, crescita dei residui passivi e blocco della liquidità, allungamento dei tempi di pagamento, incremento delle tariffe.
Si calcola che i residui passivi dei comuni ammontano a circa 40 miliardi di euro, spesso si tratta di residui smaltibili coperti da disponibilità di cassa e, che, il patto di stabilità non consente di utilizzare.
Senza entrare troppo nel dettaglio delle teorie e nella situazione data della nostra regione, basterebbe evitare il rischio di un “default” delle nostre imprese mettendo a disposizione dei comuni, che hanno in itinere opere pubbliche, le risorse necessarie in modo da consentire ad un settore economico e produttivo di reggere l’attuale situazione di crisi.
Noi amministratori locali, in una simile situazione, rischiamo di essere tacciati come inadeguati, inadatti e incapaci nell’assolvere il compito assegnatoci, spiegare i meccanismi assurdi, patto di stabilità e quant’altro, è materia che attiene ai ragionieri, alle imprese servono certezze per continuare ad esistere sul mercato.
L’ultimo rapporto della Cgia di Mestre evidenzia come il fenomeno dei mancati pagamenti della PA costringe molte imprese a consegnare i libri contabili in tribunale con conseguente perdita di molti posti di lavoro.
Che fare, mi permetto di suggerire due proposte, innanzitutto l’Anci deve continuare a fare pressione sul governo affinché riveda il patto di stabilità così da liberare risorse per investimenti ed eliminare i vincoli anche ai comuni virtuosi, altra proposta “regionalizzare il patto di stabilità” che è uno strumento che permette sia di liberare a costo zero una parte significativa dei pagamenti per opere pubbliche dovuti alle imprese, sia di assicurare una maggiore sostenibilità della finanza locale in una prospettiva di medio periodo.
L’importante è fare presto e trovare una soluzione che non peggiori l’attuale situazione”.
BAS 05