Un lavoratore su cinque in Basilicata è irregolare. La stima è stata indicata dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, in una recente audizione presso la commissione Lavoro della Camera. Un dato che secondo il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, “rischia di passare sotto silenzio in un contesto generale di crisi occupazionale e di non essere adeguatamente soppesato nei suoi effetti sociali”.
Per il numero uno della Cisl lucana ''il lavoro sommerso, nelle sue varie ramificazioni, costituisce uno dei mali endemici del mercato del lavoro, in particolare nel Mezzogiorno, e la crisi economica rischia di incrementare ulteriormente il ricorso a forme di lavoro illegale, vanificando gli sforzi fatti negli ultimi anni per circoscrivere il fenomeno. È probabile – avverte Falotico – che una parte di quei 7 mila posti di lavoro andati in fumo in un anno nella nostra regione finisca per diventare occupazione sommersa”.
Il rischio, sempre secondo Falotico, è che “il ricorso al lavoro nero e grigio diventi una pratica socialmente accettata, soprattutto in una fase in cui qualsiasi occupazione può andare bene, purché si lavori. Occorre quindi contrastare – aggiunge Falotico – la cultura dell'illegalità, dello sfruttamento dei più deboli, del dumping sociale messo in opera dalle imprese che impiegano irregolarmente i lavoratori”.
“In questo senso – conclude il leader della Cisl lucana – vanno rafforzati gli strumenti ispettivi per punire in modo esemplare chi alimenta il lavoro nero e ne sfrutta i vantaggi in termini economici rispetto alla concorrenza, ma allo stesso tempo è necessario agire sul piano della prevenzione, rafforzando gli strumenti della bilateralità, della formazione e dell'orientamento, nonché promuovere una più radicata cultura della legalità, premiando le imprese virtuose che rispettano le regole”.
bas 02