TERI VOLINI A POTENZA: DALLA BELLA TERRA ALLE SACRE NOZZE

Una ricerca artistica che parla alla mente e al cuore. E che rivolge il proprio sguardo soprattutto al mondo femminile. Con le sue forme, i suoi simboli, i suoi colori, i suoi misteri. C'è dentro tutto questo nella nuova opera dell'artista lucana, Teri Volini, che – in occasione dell'otto marzo, giornata dedicata alle donne – presenta, presso la Biblioteca Nazionale di Potenza, in collaborazione con il Centro d'Arte e Cultura Delta, “Hieros Gamos – le Sacre Nozze”, “uno sposalizio inusuale: il passaggio dall'angusta visione dell'amore convenzionale ad un amore più vasto e universale”. Una operazione artistica, questa, che si colloca nell'ambito della mostra di Volini “La Bella Terra“. Si tratta di “una installazione – alta due metri e 40 centimetri per una larghezza di un metro e 20 centimetri – realizzata con una foto in gigantografia di un metro e 20 centimetri per un metro su banner; un velo rotondo in tulle bianco dal diametro di 60 centimetri con ricamo a smerlo e applicazioni in organza; un velo in tulle azzurro di sei metri; un velo in tulle viola di due metri con applicazioni di fiori di stoffa; due più corti veli in tulle rosso e arancio”. Come si decodifica e interpreta l'opera? E' la stessa artista a fornire una traccia: “L'immagine che fa da sfondo alla installazione, nella foto scattata nel parco Sempione a Milano dall’artista austriaca, Hélène Gritsch, si riferisce a una performance-azione simbolica in body art nella quale l’artista usa il suo stesso corpo come strumento espressivo. Nella body art il corpo dell’artista diviene evento creativo in se stesso, é l’opera d’arte stessa. L’immagine è stata poi contornata da veli in tulle, ognuno dei quali ha un suo significato rappresentato dal colore; il viola con fiori ad esempio, porta con sé l’augurio che fiorisca la vera unione; quello di un intenso azzurro ci fa volare nello spazio iperuranio; quello rosso rappresenta il coraggio, e così via. Quello bianco – peraltro un velo non da sposa ma da prima comunione – indica la possibilità di un nuovo stato di partenza”. Inoltre l'opera presenta “una diversificazione espansiva del concetto di matrimonio e di femminile in un’ottica di superamento del ruolo cui la donna è stata per secoli confinata: quello cioé di sposa come destino a senso unico, in mancanza del quale essa veniva considerata socialmente inesistente”. Una riduzione inaccettabile di personalità, talenti, intelligenze, emozioni che le donne di ogni luogo e di ogni tempo sono state sempre capaci di esprimere. Un soggetto pensate che è capace di dare e custodire la vita e che, se non vengono deformati senso e bellezza originari, deve avere la possibilità di scegliere liberamente il proprio destino e il proprio status. “In Hieros Gamos – spiega l'autrice – la donna ha la possibilità di identificarsi, grazie a una superiore coscienza di sé e tramite l’Artista che ne presentifica l’essenza, in una figura tanto inusuale per i nostri schemi mentali e culturali quanto normale in tutte le più antiche sebbene misconosciute civiltà: quella della Ierofante, colei che manifesta il sacro”. Nella performance realizzata da Teri Volini, “questa donna-sacerdotessa – al tempo stesso officiante e protagonista del sacro rito – celebra uno sposalizio speciale: la mistica unione con la Madre Terra: con gli alberi, con il sole, con l’aria, con tutte le creature, con gli esseri visibili e invisibili, in una parola con il Tutto di cui siamo parte”. Avviene poi un altro passaggio: “la sacralità della celebrazione è tale da far superare ogni questione di genere e permette a ogni essere umano, maschile o femminile che sia, la partecipazione attiva alla cerimonia; ed ecco che ciascuno – diventando celebrante e sposo a sua volta – può essere a pieno titolo protagonista di questo ricongiungimento con l’anima”. Un messaggio che, attraverso i linguaggi dell'arte, invita donne e uomini a ripensarsi e a ritrovare nuovo senso e nuove armonie per il loro essere nel mondo e nella storia.

(A.S.-BAS01)

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