Terremoto 1980, il ricordo di Leggieri

Per il consigliere del M5s “se ieri sono state rimosse le macerie del terremoto, oggi vanno rimosse le macerie di una crisi sanitaria, economica e sociale. Lo dobbiamo alle giovani generazioni”

“Il 23 novembre 1980 rappresenta una data simbolo e spartiacque per la Basilicata. Quarant’anni fa la nostra regione e l’Irpinia venivano sconvolte da un fenomeno naturale che avrebbe avuto conseguenze sociali ed economiche su diverse generazioni. I novanta secondi che segnarono l’esistenza di noi lucani hanno portato, alle 19.34 del 23 novembre del 1980, morte e distruzione. Hanno infranto sogni e aspettative di migliaia di persone. Ma dimostrarono pure al mondo intero quanto grande è stato il cuore degli italiani, subito impegnati a sostenerci, nei modi più diversi. Volontari da tutta Italia hanno raggiunto la Basilicata per rimuovere le macerie, sotto le quali centinaia di nostri corregionali hanno perso la vita. Esistenze soppresse sotto il peso di quanto di più caro possa esistere: la propria casa”.

Lo afferma il consigliere regionale del M5s, Gianni Leggieri che aggiunge: “Le immagini che giunsero volta per volta, senza l’immediatezza dei mezzi di comunicazione oggi a disposizione, da Bella, Brienza, Castelgrande, Muro Lucano, Pescopagano, Potenza, Ruvo del Monte, Vietri di Potenza, Rionero in Vulture e Melfi sono indimenticabili. A Balvano, comune duramente colpito, comune martire potremmo definirlo, il terremoto è stato proditorio: ha colto di sorpresa i fedeli che affollavano la Chiesa di S. Maria Assunta. Il sisma non guarda in faccia a nessuno. Non fa sconti. Perirono nel crollo della Chiesa di Balvano ben 77 persone. Tra questi 66 tra bambini e ragazzini che non devono essere mai dimenticati. Ricordo ancora quel 23 novembre di 40 anni fa: avevo nove anni e mi trovavo con i miei genitori a Venosa. Un inizio di domenica sera spensierato, tra gli affetti familiari; ci facevano compagnia le immagini dei gol di una giornata del campionato di calcio appena concluso. Ricordo perfettamente gli sguardi spaventati delle tante persone accorse in strada subito dopo i novanta secondi di movimento tellurico. Tanti bambini piangevano. Tanti altri, che non si resero conto di cosa fosse successo, apparivano come statue in braccio ai loro genitori o ai loro parenti. Anche il centro storico di Venosa venne ferito”.

“Tutti, però – continua – cercarono di aiutarsi gli uni con gli altri. Le forze dell’ordine (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza), i militari dell’Esercito, medi ed operatori sanitari si lanciarono nei soccorsi senza risparmiarsi un attimo. Il titolo del ‘Mattino’ di Napoli – FATE PRESTO – con caratteri enormi in prima pagina è rimasto nella storia del giornalismo italiano. Invocava aiuti tempestivi in favore di popolazioni che avrebbero iniziato a trascorrere molti inverni di tristezza e abbandono. Indicava con semplicità il verificarsi di una catastrofe per il Sud e l’Italia intera. Come dicevo, il 23 novembre 1980, ha rappresentato una data simbolica in cui l’orgoglio nazionale è stato sfoderato senza tentennamenti. Gli italiani si sono sentiti in quella tragica occasione uniti da un forte sentimento di appartenenza. I volontari giunti dal Trentino Alto Adige e dal Nord Italia per allestire ospedali da campo e altre strutture di primo soccorso sono ancora nelle menti e nei cuori dei nostri corregionali. La data del terremoto di 40 anni fa ha messo alla prova anche la Regione, istituzione nata dieci anni prima. Il sisma è stato quasi un battesimo del fuoco per saggiare capacità organizzative e di raccordo con lo Stato centrale, che deve essere sempre considerato il migliore alleato – direi un padre benevolo, che non deve, quando occorre, far mancare anche la giusta dose di severità – delle Regioni”.

“La tragedia del terremoto del 1980 – prosegue Leggieri – ha insegnato tanto. Purtroppo, ha dimostrato sotto certi versi l’aspetto peggiore della politica. La lenta e lunga ricostruzione per anni ha fatto vedere quanto siano incapaci e voraci certe classi politiche. Per decenni le popolazioni rimaste senza casa sono state costrette a vivere in alloggi neppure degni di questo nome. L’esempio del quartiere Bucaletto, a Potenza, è sotto gli occhi di tutti. Una classe politica spregiudicata e senza scrupoli ha approfittato delle macerie del sisma per costruire solo interessi e carriere personali. Per svuotare il Sud, la Basilicata e i nostri centri delle energie migliori. Un dramma nel dramma che ha alimentato la fama di un Mezzogiorno sprecone e incapace di camminare sulle proprie gambe. Non addossiamo però colpe alla popolazione. In quel contesto, come lupi famelici, anche se non sono mancati esempi positivi, alcuni politici che dovevano guidare il proprio popolo si sono avventati sulle risorse statali. Hanno fatto perdere importanti occasioni di sviluppo per tutti, hanno provocato una nuova ondata di emigrazione. Un altro periodo di umiliazione per il Sud Italia e la Basilicata. Hanno consentito qualche anno più tardi ad alcuni esponenti politici di fare la propria fortuna politica etichettando una parte del Paese e vedendola non come parte integrante dello Stato italiano, ma quasi come una zavorra. Qualche esponente politico ha voluto intaccare il concetto di Nazione, mettendolo in discussione. Questa, a mio avviso, l’amarezza maggiore. Una delle eredità più tristi dei fatti di 40 anni fa”.

“Oggi, come ieri – conclude – l’Italia sta affrontando un altro momento delicato, che avrà strascichi sulle nuove generazioni, sui nostri studenti ai quali va sempre un mio pensiero affettuoso. Non possiamo però farci travolgere dal pessimismo. L’emergenza sanitaria in corso richiede collaborazione tra le forze politiche, concordia e limpidezza nelle scelte che si andranno a fare. Nessuno deve sentirsi superiore all’altro. Dobbiamo saper cogliere questa sfida perché la storia non fa sconti. Se ieri sono state rimosse le macerie del terremoto, oggi vanno rimosse le macerie di una crisi sanitaria, economica e sociale. Lo dobbiamo alle giovani generazioni. Lo dobbiamo ai nostri amati anziani, che continuano ad abitare i nostri borghi e che sono l’esempio vivente di una Basilicata resiliente. Come le colonne dell’Incompiuta della mia Venosa”.

Cosa stai cercando?
Tipologia/Dipartimento
Dipartimento
Intervallo date

Aiutaci a migliorare

Questo portale è attualmente in versione beta. Alcune funzionalità potrebbero non essere ancora disponibili o completamente operative. Vi invitiamo a segnalarci eventuali problemi o suggerimenti per migliorare i servizi.

Grazie per la collaborazione

Questionario di gradimento

Compila il questionario di gradimento

Le comunichiamo che le risposte fornite saranno trattate in forma anonima e aggregata, in modo tale che non si possa risalire al compilatore; esse saranno raccolte e gestite esclusivamente dall’Amministrazione per i soli fini di indagine sulla qualità percepita dei servizi erogati.