“Un sistema di rappresentanza unitaria come quello previsto dall’intesa siglata da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria regge se il sindacato nel suo complesso fa un salto di qualità nel confrontarsi con i cambiamenti sociali ed economici intervenuti, con un assetto politico e istituzionale sempre meno consolidato”. E’ quanto sostiene il segretario generale regionale della Uil della Basilicata Carmine Vaccaro.
Vaccaro sottolinea che “l’intesa raggiunta a livello nazionale è destinata ad avere benefici immediati e diretti a livello regionale nella nuova fase di concertazione che affronteremo attraverso “Obiettivo Basilicata 2012”, di fatto il primo banco di prova su come il nuovo sistema di relazioni sociali ed istituzionali si può tradurre in risultati più efficaci.
La società – aggiunge Vaccaro – ha sempre più bisogno del sindacato, ma è cambiato il perimetro della rappresentanza. Un tempo alle organizzazioni sociali di rappresentanza si concedeva una delega ampia, quasi fideistica; oggi che ogni tipo di approccio dogmatico è venuto meno conta la sostanza e l’affidabilità: chi non dispone di queste prerogative è destinato alla sconfitta. Chi conosce la storia del movimento sindacale può ben sperare dunque che si sia imboccata una nuova strada. Ma – dice il segretario della UIL – l'inversione di rotta è possibile solo se si prende atto della necessità di destrutturare il paradigma della continuità e di costruire, insieme, quel Sindacato riformista di cui l’Italia ha bisogno.
E’ giunto il momento – sostiene il segretario UIL – di farla finita con le ideologie nel sindacato che servono solo a mantenere rendite di potere incomprensibili per chi lavora o che il lavoro lo sta perdendo in questo duro periodo di crisi. Si tratta di un’azione che non va esibita ai convegni, ma praticata in ogni realtà, dalla periferia al centro e viceversa. Dobbiamo intraprendere la via di una vera democrazia sindacale, superando la vecchia dicotomia tra il sindacato organizzazione e quello di movimento. Deve contare il voto degli eletti e valere democrazia delegata. Dopo questa crisi economica anche il sindacato non potrà più essere come è adesso. Un tempo il fordismo – come ci ricorda la vicenda della trattiva Fiat-Crysler – imponeva l’egualitarismo salariale e il punto unico di contingenza. Adesso – continua Vaccaro – prevale un senso diverso di valore del lavoro, che deve tradursi anche in molteplici rivendicazioni sindacali. La contrattazione nazionale deve valorizzare gli aspetti della condivisione; la contrattazione aziendale deve valorizzare il merito, la disponibilità alla formazione, l’impegno che si mette nel lavoro, nella capacità di padroneggiare l’innovazione, nell’intelligenza in cui ci si approccia ad un diverso orario di lavoro. Questo è il punto, a mio avviso, su cui occorre dare una risposta, se non si vuole fare filosofia: se, cioè, noi pensiamo che il contratto nazionale vada inevitabilmente verso una sua evoluzione che preveda una cedibilità verso il secondo livello. L’altro tema riguarda l’esigibilità degli accordi che il sindacato fa, altrimenti faremmo grandi dibattiti sulla politica, sul collateralismo, sulla rappresentanza, tutti problemi che vanno affrontati,ma non si coglie il nodo che ha diviso le organizzazioni sindacali. Solo affrontando questo nodo e dando risposte concrete sarà possibile recuperare l’idea di un sindacato riformista, che è quello di cui c’è bisogno nel momento in cui la crisi non solo ha bussato alle nostre porte, ma è pienamente dentro il nostro Paese. Questa moderna visione assume i temi della competitività e del merito come obiettivi da realizzare anche a tutela dei soggetti più deboli. E' qui che risiedono senso e significato nuovi di un immutato ruolo sindacale”.
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